14 novembre 2014
Economia circolare, dalla Fondazione MacArthur al DL Competitività passando per l’Ue
Il 19 agosto 2014 è stato l’Earth Overshoot Day, cioè la data in cui l’umanità esaurisce le scorte annuali del pianeta, cioè quella in cui il consumo di risorse naturali supera la capacità rigenerativa del pianeta.
In altre parole, secondo il Global Footprint Network (organizzazione internazionale no-profit impegnata nella promozione di stili di vita sostenibili), dalla data dell’Earth Overshoot Day l’umanità brucia le risorse a sua disposizione per il singolo anno e comincia a vivere chiedendo un prestito sul “budget ecologico” dell’anno seguente le risorse necessarie per il suo sostentamento.
Se continuiamo a sprecare le risorse planetarie a questo ritmo, entro il 2050 avremo bisogno di due pianeti per ogni singolo anno e così via sino a uando il pianeta non riuscirà più ad essere capace di rigenerare in tempo utile le risorse. Insomma, bisogna cambiare gli “stili di vita” riferiti all’uso e consumo delle risorse e alla produzione di scarti e rifiuti. Cosa che, per esempio, da almeno 20 anni ripete il WWF. La situazione è seria e richiede cambiamenti radicali nella gestione delle risorse, delle materie prime e dei rifiuti. Ognuno propone la sua ricetta, e le visioni a cui ci si ispira di volta in volta, a seconda dell’interlocutore, si basano su concetti quali, ad esempio, “sviluppo sostenibile” e “decrescita” , “green economy” e “low carbon economy”.
Qualcuno, da qualche anno parla anche di “economia circolare”, contrapponendone il modello a quello della “economia lineare”.
E questa nozione è quella sulla cui base l’Ue intende promuovere l’uso efficiente delle risorse e la riduzione della produzione dei rifiuti: secondo le istituzioni dell’Ue, la transizione verso un’economia più circolare potrebbe non solo favorire la crescita economica e la creazione di posti di lavoro, ma anche ridurre le emissioni di gas a effetto serra e la dipendenza dalle materie prime importate.
Tale posizione è illustrata nel dettaglio nell’apposita Comunicazione sull’economia circolare adottata il 2 luglio 2014 (COM/2014/0398 final), nell’ambito di un pacchetto di misure specificamente dedicato all’economia verde, nel quale è inserita anche la proposta di direttiva per la revisione delle direttive sui rifiuti. Tra gli obiettivi principali c’è quello di creare 580mila nuovi posti di lavoro, al fine di rendere l’Europa più competitiva e ridurre la domanda di risorse scarse e costose.
Ma, fermiamoci un attimo… di cosa stiamo parlando? cos’è l’economia circolare, questa sconosciuta?
L’Economia circolare, questa sconosciuta
Secondo la Ellen MacArthur Foundation l’economia circolare “è un termine generico per definire un’economia pensata per potersi rigenerare da sola. In un’economia circolare i flussi di materiali sono di due tipi: quelli biologici, in grado di essere reintegrati nella biosfera, e quelli tecnici, destinati ad essere rivalorizzati senza entrare nella biosfera”.
La Fondazione è quella che Ellen MacArthur (famosa velista britannica, anzi autentica leggenda vivente della vela mondiale) ha creato insieme a un gruppo di importanti aziende fondatrici B&Q, BT, Cisco Systems Ltd., National Grid (il gestore di rete britannico) e Renault, alle quali se ne affiancano moltissime altre per le iniziative dedicate espressamente all’economia circolare (tra queste, Ikea, H&M, Nespresso e Vodafone).
Secondo la Fondazione c’è, quindi, una netta contrapposizione tra i due modelli, “lineare” e “circolare”:
- economia lineare: consiste nello schema tradizionale secondo cui l’ottimizzazione delle risorse segue una direttrice verticale con processi di produzione/consumo/smaltimento che si ripetono continuamente, con dispendio di risorse e produzione di rifiuti (in pratica, le risorse vengono utilizzate seguendo un percorso unidirezionale in cui il ciclo del prodotto parte dalla materia e, una volta concluso, vede trasformarsi il prodotto in rifiuto, costringendo la catena economica a riprendere daccapo, secondo il continuo susseguirsi delle fasi di estrazione-produzione-consumo-smaltimento; il modello è “take-make-consume and dispose” che segue lo schema “dalla culla alla tomba”, in inglese, “from the cradle to the grave”);
- economia circolare: le stesse risorse vengono impiegate più volte, attraverso il riutilizzo e il riciclo, con conseguenti notevoli guadagni in efficienza (l’impiego delle risorse è quello più efficiente possibile, tutte le attività, a cominciare dall’estrazione e dalla produzione, sono organizzate affinché i rifiuti di qualcuno diventino risorse per qualcun altro, facendo così “girare” le risorse il più a lungo possibile nel ciclo economico grazie al riuso e al riciclo: il modello qui è quello c.d. “dalla culla alla culla”, cioè “from the cradle to the cradle”).
In questa pagina della Fondazione MacArthur c’è uno schema interattivo che visualizza tali concetti.
Economia circolare – diagramma interattivo (Fonte: Fondazione MacArthur)
Transizione verso l’economia circolare, come fare?
Il cambiamento a cui mira la Commissione è davvero epocale: “ciò implica un vero e proprio cambiamento sistemico e un forte impulso innovativo, non solo sul piano della tecnologia, ma anche dell’organizzazione, della società, dei metodi di finanziamento e delle politiche”.
Leggiamo un brano della Comunicazione COM/2014/0398 final:
– “Contribuendo a dissociare la crescita economica dall’uso delle risorse e il loro impatto, l’economia circolare offre prospettive di crescita sostenibile e duratura. La produttività delle risorse nell’UE è cresciuta del 20% nel periodo 2000-2011, fenomeno che tuttavia può essere in parte dovuto agli effetti della recessione. Se questa evoluzione si manterrà costante, entro il 2030 si registrerà un ulteriore aumento del 30%, con il conseguente incremento del PIL di quasi 1% e la creazione di oltre due milioni di posti di lavoro in più rispetto allo status quo ”.
Insomma, secondo la Comunicazione “Verso una economia circolare”, per accrescere l’efficienza sono necessari, congiuntamente, una progettazione innovativa, prodotti migliori e più resistenti, processi produttivi più efficienti e sostenibili, modelli imprenditoriali lungimiranti e progressi tecnici volti a trasformare i rifiuti in una risorsa.
Il pacchetto che accompagna la comunicazione intende creare il contesto che consentirà di trasformare in realtà l’economia circolare, con politiche meglio interconnesse, una regolamentazione intelligente e il sostegno attivo delle attività di ricerca e innovazione. Ciò – secondo la Commissione – dovrebbe permettere di sbloccare gli investimenti e attrarre i finanziamenti, incentivando nel contempo la partecipazione dei consumatori e il coinvolgimento più intenso delle imprese.
Esempi concreti
Ma non sono solo teorie, e non c’è da attendere necessariamente le nuove direttive Ue sui rifiuti, perchè c’è chi i principi dell’economia circolare li ha già messi in pratica. E gli esempi reperibili nei report della Fondazione Ellen MacArthur, scaricabili dal suo sito internet sono tanti. Tra questi, c’è anche l’esempio dell’Aquafil di Trento, citato tra i case studies del secondo report della Fondazione sulla transizione verso l’economia circolare, nel capitolo dedicato al funzionamento dell’economia circolare nell’industria dell’abbigliamento.
L’Aquafil (http://www.aquafil.com/it/) ha, infatti, sviluppato un meccanismo di riciclaggio chimico – senza solventi e senza inquinanti – del nylon 6, che ha portato alla creazione del filo ECONYL®, materiale che può essere riciclato infinite volte: si parte dalla raccolta del materiale da riciclare, costituito in gran parte dalle reti da pesca abbandonate (secondo la Fao e l’Unep negli oceani ci sono circa 640 mila tonnellate di reti abbandonate, alla deriva, pari a un decimo dei rifiuti presenti in mare), oppure dal fluff (la parte superiore di tappeti e moquette), da tessuti rigidi e da componentia in plastica, dai rifiuti industriali generati dal ciclo produttivo.
Ma è davvero uno tra tanti esempi, e tra gli altri crediamo che i sacchetti compostabili in Mater-Bi® prodotti dalla multinazionale italiana Novamont di Novara (http://www.novamont.com/) siano frutto dell’attività di un’azienda che si muove con decisione nel solco dell’economia circolare, secondo un modello basato sulla sinergia tra il settore delle bioplastiche con i sistemi virtuosi di raccolta differenziata e l’industria del compost e delle energie rinnovabili. Se ne è parlato, tra l’altro, all’edizionee 2014 di Ecomondo.
L’economia circolare approda nel “DL Competitività”
Di recente, la nozione di “economia circolare” è anche entrata nell’ordinamento giuridico italiano grazie al c.d. “Decreto Competitività” (D.L. n. 91/2014, conv., con modif., dalla Legge n. 116/2014).
Infatti, il provvedimento, forse in modo un po’ casuale, e con un po’ di timidezza, reca tra le sue norme un riferimento alla nozione di “economia circolare”, sulla quale l’Ue conta di imperniare la revisione delle direttive sui rifiuti che verrà attuata nel 2015.
A voler essere precisi, il riferimento è contenuto nell’art. 13, comma 4, capoverso 8 septies del c.d. “Decreto Competitività” (D.L. n. 91/2014, conv., con modif., dalla Legge n. 116/2014) – comma riscritto durante l’iter di conversione – laddove il legislatore d’urgenza, nel consentire l’utilizzo, a fine di recupero energetico, dei rifiuti dell’elenco verde del regolamento UE n. 1013/2006 negli impianti industriali in possesso di dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), ha rilevato che la finalità della norma è quella di perseguire “un uso più efficiente delle risorse e di un’economia circolare che promuova ambiente e occupazione”. Il quadro entro cui è collocata tale prevsione è quello delle procedure semplificate (artt. 214 e 216 del D.Lgs. n. 152/2006) relative alle attività di trattamento disciplinate dai regolamenti sulla cessazione della qualifica di rifiuto (End-of-waste) emanati dall’UE.
Si tratta, invero, di un primissimo cenno, che probabilmente è stato inserito nel “Decreto Competitività” perchè il 2 luglio 2014 la Commissione ha adottato la Comunicazione “Verso una economia circolare“, temporalmente a cavallo tra la pubblicazione della versione originaria del “decreto competitività” (GU n. 144 del 24 giugno 2014) e la legge n. 116/2014 che l’ha convertito (GU n. 192 del 20 agosto 2014).
Ma questa è la strada giusta, l’approccio proposto dalla Commissione ci sembra interessante, e speriamo che la strada sia imboccata con decisione, dagli Stati Ue e dall’Italia. Senza ulteriori tentennamenti o “timidezze”.
Riferimenti per approfondire
- C. Bovino, Verso un’economia circolare: la revisione delle direttive sui rifiuti, Ambiente e Sviluppo, n. 10/2014, IPSOA, pagine 682-691
- Comunicazione della Commissione, Verso un’economia circolare: programma per un’Europa a zero rifiuti (COM/2014/0398 final)
Commissione, sito internet della DG Ambiente, area dedicata all’economia circolare: http://ec.europa.eu/environment/circular-economy/ - Commissione, Ambiente: obiettivi di riciclaggio più ambiziosi per passare a un’economia circolare con più occupazione e crescita sostenibile (IP/14/763 – 02/07/2014)
- Ellen MacArthur Foundation (sito): http://www.ellenmacarthurfoundation.org
- Ellen MacArthur Foundation, Towards the Circular Economy. Part 1 Economic and business rationale for an accelerated transition, Isle of Wight, UK, 2012
- Global Footprint Network, articolo sull’Earth Overshoot Day del 2014: http://www.footprintnetwork.org/it/index.php/GFN/page/earth_overshoot_day/
Scritto il 15-11-2014 alle ore 09:45
Gentile Prof. Bovino,
ho letto con molto interesse il Suo post, provando altresì ad approfondire l’argomento in internet.
E’ con piacevole stupore che ho scoperto così che l’economia circolare è il principio ispiratore di tantissimi interessanti progetti.
Le istituzioni, poi, sono già scese in campo e – da quanto letto – nel mese di ottobre a Bruxelles si sono incontrati i rappresentanti delle regioni europee per discutere sui processi di lavorazione dei rifiuti.
Tra i virtuosi, sembra che ci siano anche la Regione Lazione ed il Trentino.
Al contempo però nulla di specifico ho trovato in ordine agli incentivi per le aziende, che saranno attive nell’attività di sostentamento dell’economia circolare.
Riuscirebbe cortesemente ad indicarmi – se definiti – i termini di eventuali finanziamenti, sgravi fiscali ed i requisiti per godere di tali agevolazioni?
Il dato è di sicuro interesse per gli imprenditori, che si avviano a svolgere una nuova attività.
Grazie sempre dei Suoi preziosi contributi.
G.Gargano
Scritto il 20-11-2014 alle ore 17:23
Gentilissimo Giancarlo, grazie per la sua interessante domanda.
Al momento non vi sono specifici finanziamenti posti a sostegno dell’economia circolare, almeno a livello italiano.
L’unica menzione dell’economia circolare che sino ad oggi è comparsa nell’ordinamento è quella generica inserita nel decreto competitività, che ho illustrato nel post.
Un ulteriore riferimento è quello operato dall’art. 10, comma 2 del c.d. “Collegato ambientale alla legge di stabilità”, attualmente in discussione al Senato: la disposizione – naturalmente, si dovrà verificare se sarà ricompresa nel provvedimento definitivo – inserisce tra i criteri di valutazione dell’offerta economicamente più vantaggiosa, in (art. 83 del D.Lgs. 12 aprile 2006, n. 163, il c.d. “Codice dei contratti”), anche i seguenti:
“- la considerazione dell’intero ciclo di vita dell’opera, del bene o del servizio nel costo di utilizzazione e manutenzione, con l’obiettivo strategico di un uso più efficiente delle risorse e di un’economia circolare che promuova ambiente e occupazione;”
La materia in cui viene inserita tale norma è quella degli appalti pubblici (GPP).
Detto questo, a livello italiano, potranno essere intesi come progetti di economia circolare quelli che comunque si ispirano, per quanto riguarda per esempio i rifiuti, al riciclaggio, al riutilizzo dei materiali, etc.
A livello europeo, invece, troviamo già attive possibilità di finanziamento direttamente ispsirate all’economia circolare.
In proposito, si veda, ad esempio, il progetto Prisca:
http://www.progettoprisca.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=78&Itemid=516&lang=it
Alcuni progetti ispirati all’economia circolare sono stati presentati all’ultima “Green week”( Settimana verde), la conferenza annuale più importante d’Europa in materia di politica ambientale, che riunisce i rappresentanti dei governi, dell’industria, delle organizzazioni non governative, del mondo accademico e dei mezzi di comunicazione. Qui c’è la pagina dedicata all’evento:
http://ec.europa.eu/environment/news/efe/themes/green-week/index_it.htm
Della green Week si parla anche sulle pagine del citato Progetto Prisca:
http://www.progettoprisca.eu/index.php?option=com_jdownloads&Itemid=520&view=finish&cid=127&catid=7&lang=en
Inoltre, sul tema vi segnalo il post di Silvia Lombardo, su Huffingtonpost:
http://www.huffingtonpost.it/silvia-lombardo/economia-circolare-direttive-europee-finanziamenti_b_5659081.html
Nel post, la Lombardo riporta le dichiarazioni rilasciate, su economia circolare e finanziamenti, da Roberto Zoboli, Professore di Politica Economica all’Università Cattolica di Milano, proprio durante la Green Week.
Secondo Zoboli, queste sono le istituzioni europee disponibili a finanziare la ricerca su progetti che promuovono l’economia circolare :
– la Banca Europea per gli Investimenti (BEI),
– la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo;
– il Fondo Sociale Europeo;
– il Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale;
– il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale;
– il COSME per la “Competitività delle Imprese e PMI”;
– il programma Horizon 2020, che include lo “Strumento per PMI”;
– il programma LIFE che sostiene progetti che presentano nuovi modelli aziendali per le risorse e l’efficienza energetica nelle PMI.
Si può cominciare a fare una prima ricerca nei siti istituzionali di tali enti, vedendo quali sono le possibilità di finanziamento e le tipologie progettuali più adatte.
Scritto il 20-11-2014 alle ore 17:28
Volevo mettere più in evidenza che nelle pagine del progetto Prisca (già segnalate), è possibile leggere a riguardo di una conferenza tenutasi il 5 giugno, nell’ambito della Sessione 6.4 della Green Week, intitolata “Costruire una strategia di finanziamento per i progetti di economia circolare”:
http://www.progettoprisca.eu/index.php?option=com_jdownloads&Itemid=520&view=finish&cid=127&catid=7&lang=en
Spero che tali riferimenti possano esserle utili.
Scritto il 23-3-2015 alle ore 23:02
Gentile Avv. Bovino,
di seguito il link di un interessante commento: http://www.rinnovabili.it/ambiente/obsolescenza-programmata-economia-circolare-333/
Purtroppo siamo ancora lontani dal nobile obiettivo di sensibilizzare la collettività ad un uso razionale delle risorse.
Scritto il 26-4-2016 alle ore 20:13
Confermando le osservazioni dello studio della Fondazione Ellen MacArthur, il 2 dicembre 2015, la Commissione europea, guidata dal 1º novembre 2014 da Jean-Claude Juncker, ha presentato un nuovo pacchetto sull’Economia Circolare dal titolo “L’anello mancante – Piano d’azione dell’Unione europea per l’economia circolare” (Closing the loop: an EU action plan for the circular economy – COM/2015/0614 final).
Questo nuovo pacchetto sostituisce quello del 2 luglio 2014 della Commissione Barroso II, segnalato in questo post (“Verso un’economia circolare” – COM/2014/0398 final/2) e che la Commissione Juncker ha deciso di ritirare (come tanti altri atti) perchè non ritenuto in linea con gli obiettivi di crescita e occupazione fissati dalla nuova agenda sulla “better regulation”.
Qui c’è il comunicato stampa:
http://europa.eu/rapid/press-release_IP-15-6203_it.htm
Qui c’è un memorandum con domande e risposte sul nuovo pacchetto:
http://europa.eu/rapid/press-release_MEMO-15-6204_it.htm
I lavori sul nuovo pacchetto sono ancora in corso, sia a livello comunitario, sia a livello dei singoli Stati membri.