14 settembre 2011
Campania infelix: rifiuti e Sistri/Sitra, eco-mafie e “fortapasc”
La crisi dei rifiuti in Campania non è ancora finita, e basta chiederlo a chi abita, in particolare, a Napoli, Caserta e relative province…
Non si tratta solo della permanenza nell’immaginario collettivo delle fotografie di una Napoli assediata dai rifiuti, con sacchetti di spazzatura accumulati affianco ai cassonetti e campagne invase da cumuli di immondizia ormai ricoperti di erbacce, quanto piuttosto di una realtà concreta, tristemente entrata nella quotidianità, nell’ordine normale delle cose. Troppo tempo è durata l’emergenza dei rifiuti, troppo a fondo ormai è radicata l’abitudine di tante persone di non fare la raccolta differenziata e di abbandonare i rifiuti dove è più comodo, troppo grande la capacità della Camorra di infiltrarsi nella gestione dei rifiuti e nelle amministrazioni comunali per poter riuscire in poco tempo a debellare questo cancro sociale.
L’assuefazione della gente e delle istituzioni
Le notizie di sversamenti illegali e di rifiuti tossici trasformati in mefitici falò sono in queste terre all’ordine del giorno…il tutto ormai è dato per scontato dalle istituzioni e dai cittadini, anche da quei cittadini “virtuosi” che vorrebbero cambiare le cose ma che non sanno in concreto come fare (a cominciare, spesso, proprio dalla raccolta differenziata, dato che ci sono posti dove pure se la fai, poi tutto viene mischiato nei camion della raccolta), e che sembrano ormai rassegnati allo status quo. Sono/siamo tutti vittime di questo sistema illegale di smaltimento rifiuti che dura da 30 anni e che ha reso la terra più fertile del mondo una delle più inquinate del mondo. Io stesso nei primi anni ’90 sono stato responsabile della Sezione WWF di Aversa e ho constatato con mano quanto sia difficile vincere la battaglia dei rifiuti, sconfiggere malaffare ed ecomafie, ma anche una certa mentalità…
Tumori e rifiuti
E nel frattempo i dati sulla incidenza tumorale collegati al forte inquinamento del territorio di queste zone sono sempre più preoccupanti. Sul tema, ex multis, si riportano alcuni link a pagine/articoli che hanno trattato di recente l’argomento:
- Ricerca Italia-USA: rapporto rifiuti e patologie in Campania (articolo di P. Basso pubblicato l’11 luglio 2011 sulle pagine web del quotidiano “Il denaro“);
- voce su Wikipedia, “Triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano“;
- L’illegale smaltimento dei rifiuti e il pericolo cancro, del prof. A. Giordano, direttore dello Sbarro Institute di Philadelphia;
- Spazzatura e tumori in Campania lo scandalo del registro che non c’è (articolo di V. Iurillo del 20 ottobre 2010 pubblicato sul Fatto Quotidiano);
- Progetto “Trattamento dei rifiuti in Campania – impatto sulla salute umana” (studio promosso nel 2004 dal Dipartimento della Protezione Civile, nell’ambito delle attività di supporto alla Struttura Commissariale per l’emergenza rifiuti, coordinato dal Centro Ambiente e Salute dell’OMS, con la partecipazione del CNR – Istituto di Fisiologia clinica, dell’ISS – Dipartimento Ambiente e connessa prevenzione primaria, in collaborazione con l’Osservatorio Epidemiologico Regionale e l’Arpa della Campania);
- cfr. CONTRA, Rifiuti e tumori, un legame tutto da chiarire (articolo di A. Codignola del 18 gennaio 2008 pubblicato sul Corriere della sera)
Camorra e rifiuti
Il binomio Camorra-rifiuti è ormai dato per assodato ma non deve servire per giustificare tutto e tutti, con relativa esenzione di responsabilità: il dato di fatto è che il settore della gestione dei rifiuti è una vera miniera d’oro per le ecomafie, che da questo punto di vista “riciclano” tutto! In particolare, i dati del giro d’affari delle eco-mafie in questo settore vengono stimati ed aggiornati ogni anno da Legambiente nell’ormai famoso Rapporto Ecomafia, curato dal 1994 dall’Osservatorio Nazionale Ambiente e Legalità di Legambiente, in collaborazione con tutte le forze dell’ordine (Arma dei Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato e delle Regioni a statuto speciale, Capitanerie di porto, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Direzione investigativa antimafia), con l’istituto di ricerche Cresme (per quanto riguarda il capitolo relativo all’abusivismo edilizio), con i magistrati impegnati nella lotta alla criminalità ambientale e con gli avvocati dei Centri di azione giuridica di Legambiente.
Secondo il “Rapporto Ecomafia 2011″, i rifiuti smaltiti illecitamente dalle ecomafie nel 2010 sarebbero pari ad una fila di 82.181 tir carichi di rifiuti, uno dietro l’altro, lunga 1.117 km, come a dire da Reggio Calabria sino a Milano (…a proposito la stessa Milano viene dipinta come crocevia dei rifiuti tossici…). E ancora, 290 sono i clan che si sono occupati di rifiuti nel 2010 per un giro di affari che si attesta introno ai 19,3 miliardi di euro.
Tra le Regioni italiane, la Campania continua ad avere il primato per numero di illeciti ambientali (3.849, circa il 12,5% del totale nazionale), seguita da Calabria, Sicilia e Puglia (dove si è consumato più o meno il 45% dei reati ambientali denunciati nel 2010).
Le risposte inadeguate della politica
Sulle strategie poste in essere dall’attuale Governo in relazione alla gestione dei rifiuti in Italia, in special modo nel mezzogiorno sono molto critico, e non ho timore a dirlo (ma si badi che con questo non voglio sostenere, al contrario, un particolare partito politico). L’argomento dei rifiuti è stato utilizzato ad arte in campagna elettorale, con promesse (praticamente impossibili da mantenere) di risolvere in poco tempo, definitivamente, la crisi dei rifiuti: in realtà l’eliminazione dei rifiuti di Napoli dalle strade (= di tutta la Campania) è stata realizzata “solo in superficie” dapprima con una operazione straordinaria di pulizia e poi, più semplicemente, facendo scomparire non i rifiuti ma le notizie (dai media) relative all’emergenza rifiuti…
Ulteriormente, di fronte all’occasione di poter inserire nel codice penale dei veri eco-reati al fine di recepire la direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente, il Governo ha ritenuto piuttosto di rimandare ad un futuro intervento normativo tale riforma (cfr. l’art. 19 della legge comunitaria 2009, cioè la L. 4 giugno 2010, n. 96 e la relazione illustrativa al provvedimento la quale sottolinea che, considerati i limiti di pena previsti dalla legge di delega, il recepimento della normativa comunitaria non poteva essere assicurato attraverso un completo ripensamento del sistema dei reati contro l’ambiente, che potrà costituire oggetto di un successivo intervento normativo, come spigato nel Dossier del Servizio Studi). Si è venuta a realizzare, perciò, quella che le associazioni ambientaliste hanno definito un’operazione di facciata:
- Reati ambientali. CdM recepisce direttiva UE (comunicato Legambiente 7 luglio 2011);
- WWF, un’occasione perduta (comunicato del 16 giugno 2011 – PDF).
…di eco-reati ne avevamo già parlato su Postilla, io e Alessandro Bordin, in questi due post:
– I rifiuti: un business … non sempre lecito
– Ecoreati: entro il 2010 nel codice penale
Altra storia emblematica è quella del SISTRI (per approfondimenti, rinvio al mio precedente post sull’argomento): creato per combattere le ecomafie, con molti dubbi che potesse davvero essere un elemento incisivo in tale difficile battaglia, realizzato male, coperto dal “segreto”, sostenuto ostinatamente dal Ministro Prestigiacomo che è addirittura arrivata a negare l’evidenza dei suoi palesi malfunzionamenti, è stato poi abrogato dalla Manovra-bis (D.L. n. 138/2011), grazie ad un colpo di mano del Ministro Calderoli (che non è nuovo a “sgambetti” alla Prestigiacomo, come scrissi nel post Duro scontro Prestigiacomo-Calderoli), ma è lì lì per essere ripristinato… nel complesso un’altra occasione perduta per realizzare davvero uno strumento di controllo che fosse al tempo stessso efficace e poco oneroso. Ed in tutto questo, il tanto decantato SITRA che avrebbe dovuto tracciare i rifiuti urbani della Campania interconnettendosi telematicamente col SISTRI, in concreto, che fine ha fatto? è divenuto solo una declinazione del SISTRI, finendo per essere inglobato in questo, o sbaglio?
Al termine di questo mio excursus che per certi versi costituisce una sorta di sfogo su di una situazione che ritengo ormai intollerabile per un paese civile (e lo dico da italiano e da campano…), segnalo lo speciale andato in onda al termine del bel film di Marco Risi su Rai1 lo scorso 5 settembre, “Fortapasc”, sulla vita del giornalista Giancarlo Siani, durante il quale si è parlato tra l’altro di rifiuti tossici ed ecomafie, del clan dei casalesi e dei traffici illeciti di rifiuti nella zona dell’agro-aversano, …agghiacciante
– lo Speciale TG1 può essere recuperato sull’apposita pagina sito della RAI
- per un commento alla proiezione del film, ved. il post di Alessandra Comazzi, giornalista de La Stampa
- per il film “Fortapasc”, ved. le schede su Wikipedia e su MyMovies
… a voi la parola, se vorrete, per commentare, criticare o condividere le mie considerazioni, a presto!
Scritto il 14-9-2011 alle ore 13:08
Caro Bovino,
ho letto con attenzione il Suo post.
Anch’io ho origini partenopee e constatare certe cose fa male, malissimo.
Credo, però, che tutti noi dobbiamo fare un passo in più.
Allo stato viviamo una condizione di chi ha piena consapevolezza del problema.
Per decenni sono stati consumati reati senza che i più si accorgessero di alcunchè.
Le strade erano apparentemente pulite, la raccolta veniva effettuata con puntualità e l’unico problema era costituito da manifestazioni di incivilità, che si concretizzavano in cartacce abbandonate a terra anzichè nei cestini.
E intanto fiumi di denaro pubblico venivano spesi in maniera incontrollata (rectius, controllata da qualcuno) ed a danno anche della salute dei residenti.
Successivamente, nel momento in cui il meccanismo si è inceppato ed è emerso qualcosa di anomalo, è scoppiato il problema rifiuti, questione che sino a circa cinque anni fa era riservata a pochi ambientalisti, considerati fino ad allora addirittura “troppo sensili” da una superficiale opinione pubblica.
Orbene, da un lustro il problema viene sviscerato da ambientalisti, esperti, politici e la spettacolarizzazione della televisione ci ha portato perfino all’interno delle discariche, facendoci assistere in diretta agli scontri di Pianura, Acerra, Chiaiano e via discorrendo.
Adesso ritengo che si debba andare oltre: Santa Chiara, doppo arrubata, mettette ‘e porte ‘e fierro! (per i non autoctoni: il monastero di Santa Chiara, dopo aver subito un furto, decise di dotarsi di sistemi di sicurezza più efficienti).
Il mio quesito è semplice, forse banale, ma è ciò che si chiedono tutti coloro che hanno i migliori propositi per fare la raccolta differenziata e intendono pagare la tassa sui rifiuti: questo problema come va risolto?
Esiste una verità assoluta nella procedura di smaltimento dei rifiuti, ove le questioni tecniche possano prevalere sull’orientamento politico del governo?
E in ultimo, le amministrazioni locali (che in passato hanno devastato Napoli e dintorni) sono in grado di gestire l’attività ordinaria o siamo entrati in un tunnel, dal quale non potremo mai uscire, condannati a dire sempre che è colpa di chi c’era prima?
Grazie
Scritto il 15-9-2011 alle ore 19:35
Gent.mo “Walter Gargano”,
innanzitutto La ringrazio per il tono pacato e la lucidità di analisi noinchè di sintesi del suo commento.
Devo dire che ha centrato uno dei problemi relativi all’argomento del post.
é vero “tutti noi dobbiamo fare un passo in più”, dobbiamo andare oltre la consapevolezza del problema e unire le forze per risolverlo. Al di là degli schieramenti e delle ideologie. Sì perchè l’argomento, così come l’ho impostato, poteva forse portare la discussione ad una ricerca delle responsabilità su chi ha gestito male la questione dei rifiuti in Campania, ma mi sembra che Lei sia sfuggito egregiamente a questo pericolo implicito al tema. Qui non si vuole fare il processo ad una parte politica. Certamente ci sono delle critiche aperte nei confronti dell’ultimo Governo, ma solo per i motivi esposti, solo per aver voluto cavalcare la questione nel delicato momento della campagna elettorale. Ma poi alla base le “colpe” sono di tanti che alla fine diventano di tutti ed è difficile chiarire chi/cosa non ha funzionato. E perlatro non è compito di questo blog – che aspira a mantenere un taglio che sia vicino alla voce dei professionisti, ma compresibile da tutti. I processi li lasciamo ai giudici e agli avvocati. E questo, la ringrazio di nuovo, Lei ha dimostrato di capirlo bene, scrivendo delle domande che vanno direttamente al cuore del problema.
è vero, per anni le strade erano apparentemente pulite e la raccolta veniva effettuata con puntualità e i normali cittadini non si avvedevano di nulla, se non per le “cartacce abbandonate a terra anzichè nei cestini”, è così.
Poi qualcosa si è rotto, …tutte le discariche hanno inziato a riempirsi!
è qui che sta la prima parte di risposta ai suoi quesiti. In tutti questi anni veniva sì effettuata la raccolta dei rifiuti, ma la raccolta differenziata non è mai decollata in Campania, tranne che per alcuni, pochi, Comuni virtuosi. Ma su questo tornerò, provando a citare dati precisi e a dare indicazioni specifiche sulle condotte di Province e Comuni.
Nel frattempo, tutto il mondo degli ambientalisti ha semopre continuato a segnalare l’anomali della raccolta differenziata, i cui dati rimanevano nei rapporti ambientali che venivano stilati, senza che nessuno vi desse davvero peso.
Quindi, il primo punto da segnare è questo: per poter iniziare ogni discorso, bisogna far partire la raccolta differenziata in tutti i Comuni e prevenire la produzione dei rifiuti alla fonte. Come?…applicando la legge, semplicemente.
E si badi, la raccolta differenziata è il presupposto anche di una gestione dei rifiuti che preveda l’impiego degli inceneritori (c.d. “termovalorizzatori”). Non è possibile far bruciare tutta l’immondizia raccolta per strada o nelle case della gente, ma solo quella adatta a tale fine.
Quindi, non c’è una “verità assoluta nella procedura di smaltimento dei rifiuti”, ma ci sono buone leggi il cui rispetto, ai vari livelli (cittadini ed istituzioni) garantisce la risoluzione del problema. E naturalmente le infrastrutture adeguate (impianti di recupero e smaltimento, centri di raccolta dei rifiuti, etc) e la giusta dose di controlli e vigilanza. Sì perchè la Camorra, quella sì che si è organizzata bene a gestire i rifiuti, …anche se in modo illecito….
Quindi, anche da parte mia, lungi dal voler continuare ad addossare le colpe “a chi c’era prima” (anche perchè, messi in fila, ci troviamo esponenti di quasi tutti i partiti politici), ora (ma anche prima) è il momento di fare, di lavorare seriamente, tutti insieme, con grande pazienza, perchè di tempo, anche se i passi fossero quelli giusti, ce ne vorrà tanto, sia per ritornare ad una gestione ordinaria da paese civile (e faccio un discorso generale che non vuole scadere nella retorica) sia per bonificare: sì, perchè altro punto dolente è quello della bonifica dei terreni inquinati.
Che ne pensa di queste prime considerazioni di risposta?
Per ora abbiamo toccato solo alcuni degli aspetti della problematica, che è vastissima, e conto di tornare in futuro anche sui riferimenti tecnici e legislativi ad essa relativi
aspetto qualche altra sua osservazione così come quelle degli altri internauti
per ora, di nuovo, grazie, e a presto!
Scritto il 23-9-2011 alle ore 11:55
Quindi, il messaggio che Lei invia è “non ci resta che differenziare”?
Ho un altro quesito: se l’applicazione delle “buone leggi” che Lei cita sono certamente frutto di un lavoro volto anche alla tutela della salute della collettività, perchè nessuno vuole i rifiuti vicino casa?
Grazie
WG
Senza ancorarci al passato, ma proprio al fine di avere la certezza della pena per chi in futuro non rispetterà la legge mi auguro di non leggere più neanche certe notizie: http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/napoli/notizie/cronaca/2011/16-settembre-2011/fa-flop-inchiesta-che-ispiro-gomorranon-luogo-procedere-95-imputati-1901559458946.shtml
Scritto il 24-9-2011 alle ore 21:55
Caro Claudio,
gli argomenti da te trattati sono stati per anni i nostri “cavalli di battaglia, poi tu sei andato a vivere a Milano e quindi sono rimasti i miei (che condivido con tanti altri attivisti) “cavalli di battaglia.
In questo scenario inizio ad inviarti un mio commento sul fallimento della famosa inchiesta “Cassiopea”. Un’inchiesta su dei reati che rappresentano emblematicamente l’inizio di tutti i problemi legati ai rifiuti e alla salute compromessa della regione Campania ed in particolare delle province di Napoli e Caserta:
L’inchiesta “Cassiopea” della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) si è conclusa con un nulla di fatto, così come appreso dai mezzi di informazione. Gli imputati sono stati tutti scagionati, un po’ come dire che “Nessuno” ha commesso il fatto. “Nessuno” come quando Polifemo fu accecato da Ulisse nel famoso poema dell’Odissea. Ma noi sappiamo che “Nessuno” era il nome che si era dato Ulisse per ridicolizzare e rendere incredibili le parole di Polifemo. Questa volta incredibili sono le parole della Giustizia italiana che si vede costretta a far cadere in prescrizione la più grande inchiesta sui traffici di rifiuti tossici da nord a sud Italia. E’ molto triste ed allo stesso tempo amaro dover apprendere che i veleni scaricati da imprenditori senza scrupoli del nord Italia nelle terre del casertano e del napoletano, ed in particolare nell’agro aversano, litorale domizio e area di Giugliano in Campania (ovviamente l’inchiesta “Cassiopea” si è occupata solo dei reati ambientali commessi in provincia di Caserta), con la compiacenza interessata dei criminali locali, rimarranno lì senza che giustizia venga fatta.
E’ una brutta pagina, per me, ed è una dura sconfitta di chi si batte in nome del popolo inquinato e di un territorio avvelenato all’inverosimile da rifiuti tossici di ogni tipo.
I Killers dell’ambiente l’hanno fatta franca ed intanto qui si continua a morire di tumori e malattie collegate alla patogenesi ambientale.
Di recente il WWF ha proposto di evitare la coltivazione destinata all’alimentazione umana in questi territori che già sono caratterizzati come inquinati e quindi non salubri. Si potrebbe passare alle coltivazioni cosiddette “no food” proprio per consentire una continuità agroeconomica ai territori in oggetto ed allo stesso tempo iniziare una prima e parziale bonifica dei luoghi. Ma non si deve perdere altro tempo.
Ci rivolgiamo al Presidente della Regione Campania, dott. Stefano Caldoro ed agli Assessori all’agricoltura, dott. Vito Amendolara ed all’ambiente, dott. Giovanni Romano. Che si facciano portavoce di questa rivoluzione virtuosa nel campo dell’agricoltura e della salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini della Campania.
Alessandro Gatto
Scritto il 26-9-2011 alle ore 16:04
Grazie per i vostri interventi, “Walter” e Alessandro”, entrambi incentrati sull’esito della nota indagine Cassiopea!
@”Walter”: …diciamo, che fare bene la raccolta differenzata è uno dei pilastri strategici di una corretta gestione dei rifiuti, ma siamo proprio all’inizio del percorso, alle basi…
Proseguirò più avanti su questa linea di discussione.
Il motivo del perchè nessuno vuole i rifiuti vicino casa ce lo speiga la c.d sindrome di NIMBY, acronimo inglese che sta per “Not In My Back Yard, cioè “Non nel mio cortile”. Si tratta, in pratica di quell’atteggiamento diffuso che spesso si manifesta con proteste avverso opere di interesse pubblico le quali hanno, o si teme che possano avere, ricadute negative sulle aree in cui verranno costruite (basti pensare alla TAV, alle cave, ai termovalorizzatori, alle discariche, alle centrali elettriche e nucleari. Si tratta di un atteggiamento che non è sempre giustificato e che spesso dipende da una cattiva informazione o “partecipazione” del pubblico alle scelte insediative. Scelte che spesso non vengono condivise perchè non sono state precedute da un percorso condiviso di conoscenze, sulle eventuali conseguenze sul territorio, e che al contrario vengono imposte dall’alto. Anche questo è un aspetto del discorso meritevole di approfondimento e anche su questo ritornerò.
Nel nostro caso, poi, si aggiungono ulteriori
elementi che alimentano le proteste, quali per esmepio le rivendicazioni relative a precedenti bonifiche mai fatte, a strumentalizzazioni delle stesse proteste ad opera di politici di questo o quel segno, ma anche da parte di chi ha interessi economici a favore di una qualche soluzione a discapito di un’altra…
Scritto il 26-9-2011 alle ore 16:18
@Alessandro:
…prima una piccola presentazione.
Alessandro Gatto – mio amico fraterno e compagno di tante battaglie ambientaliste – è attualmente il Presidente regionale del WWF Campania.
E’ quindi innanzitutto doveroso da parte mia ringraziarti per il tuo “intervento ufficiale” che porta nel blog la voce di chi da anni si impegna disinteressatamente, in prima linea, nella difesa dell’ambiente, ed in particolar modo nella faticosa lotta volta a liberare i territori campani dal problema dei rifiuti.
L’esito dell’inchiesta Cassiopea ci ricorda che le partite, anche se ben giocate, si possono perdere all’ultimo minuto. Certamente, la grande operazione che fu messa a segno all’inzio degli anni ’90 ha avuto il merito di portare alla luce tutto quello che era stato combinato fino ad allora, riuscendo per certi versi a rallentare il fiume in piena dei rifiuti convogliati illecitamente nei territori campani.
Non posso che unirmi al tuo appello ai governanti della Regione Campania, affinchè riescano davvero a fare qualcosa di concreto per questo problema che appare per ora irrisolvibile
Grazie di nuovo Alessandro, e continua/te ancora così, ti/vi sono vicino!
Se riesci, mi farebbe anche piacere se potessi illustrare delle linee guida, un piccolo vademecum che ritieni possa essere seguito per uscire dalla crisi dei rifiuti
a presto!
Scritto il 3-10-2011 alle ore 11:26
…mi sembra opportuno anche approfondire uno dei temi affrontati nel post e cioè il SITRA.
Per conoscere un po’ meglio la questione mi sembra utile riproporvi un articolo della brava Rosaria Capacchione pubblicato lo scorso 30 agosto 2011 su “Il Mattino” (City) di Napoli, pag. 41:
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Lotta alle ecomafie: da Sirenetta a Sistri operazione fallita, undici anni di sprechi
L’inchiesta Arriva alla Camera la cronistoria della tracciabilità dei rifiuti L’ultimo atto: una chiavetta usb
L’ultima puntata della telenovela è una chiavetta usb, criptata, strumento tecnologico che doveva sostituire per sempre i formulari di carta. È stata distribuita agli inizi dell’estate, ultimo atto dell’operazione Sistri, passaggio obbligato pertracciare i rifiuti dal produttore al destinatario finale, cioè la discarica. L’operazione è stata interrotta da uno stop della produzione, blocco imposto dalla manovra finanziaria di agosto. Blocco quasi certamente definitivo, per ragioni di cassa ma anche a causa delle troppe ombre che si sono addensate su Sistri e sul – l’intero sistema, finito negli atti dell’inchiesta napoletana su Finmeccanica. La tracciabilità dei rifiuti, presentata dal ministero dell’Ambiente come l’arma risolutiva contro le ecomafie, stando a quanto accertato sinora dai magistrati del Centro direzionale di Napoli si sarebbe rivelata in realtà solo uno strumento per far girare soldi (cento milioni di euro già incassati, altrettanti da incamerare entro il prossimo anno) attraverso fornitu re coperte dal segreto di Stato, denaro versato dalle aziende che trasportano i rifiuti che già dal 2010 pagano la tassa che finanzia il servizio, che però non è mai entrato in funzione. Sistri è però figlio di altre due sigle, pure riconducibili a società controllate da Finmeccanica, nate e cresciute in Campania negli ultimi due anni dell’emergenza. Si chiamano Sirenetta e Si-tra, quest’ultima diretta derivazione dell’altra, oggetto di un’interrogazione parlamentare presentata il 3 agosto scorso al ministro dell’Ambiente e firmata dai deputati Alessandro Brani, Raffaella Mariani, Ermete Realacci e Salvatore Margiotta. Atto di sindacato ispettivo che è entrato a far parte del fascicolo del pm Catello Maresca, il magistrato che coordina l’inchiesta su Finmeccanica. Oggetto dell’interrogazione è lo spreco di denaro pubblico collegato al sistema di monitoraggio del trasporto dei rifiuti. I quattro parlamentari si chiedono infatti, «quali motivi abbiano impedito l’entrata in vigore e la messa a regime del sistema di tracciabilità dei rifiuti nella regione Campania individuati dal Governo e dal ministero dell’ambiente nel corso degli ultimi dieci anni (Sirenetta e Sitra); e come si giustifichino le ingenti somme di denaro stanziate dalla gestione commissariale prima e dalla regione Campania poi, per dei progetti rimasti solo sulla carta». La finalità ultima è quella del funzionamento di Sistri, ma per formulare la questione i deputati ricostruiscono con particolari e dettagli la storia dell’affare concepito nel 2000. Con l’ordinanza del 30 novembre 2000 firmata dal Commissario per l’emergenza rifiuti in Campania infatti «veniva approvato lo schema di bando per l’indizione della gara da aggiudicare mediante appalto-concorso) del progetto “sistema informativo, emergenza rifiuti network e tecnologia ambientale”, Sire-netta, che si proponeva di monitorare il flusso dei rifiuti prodotti, raccolti, recuperati e smaltiti nella regione Campania attraverso l’installazione sugli automezzi di dispositivi satellitari per il rilevamento della loro posizione». Progetto aggiudicato il 21 settembre 2001 al raggruppamento temporaneo d’imprese costituito da Enterprice Ericsson SpA, Daelit srl e Cid Software studio srl e che ha beneficiato di un investimento iniziale di oltre 8 milioni di euro. Secondo le previsioni di ministero e Regione Campania doveva essere la prima applicazione in Italia del Sistri, coinvolgendo 1060 automezzi e 60 siti di stoccaggio. Nel 2005 la commissione di collaudo certificava, però «lavori di fornitura ed installazione di apparecchiature su soli 510 automezzi e 8 siti fissi». A ottobre del 2007Ia Enterprise Digital Architects era stata dichiarata fallita e messa in liquidazione; la conseguenza è stato lo scioglimento del Raggruppamento d’imprese. E da Sirenetta, nel 2009, è nato con ]’imprimatur del sottosegretario per l’emergenza rifiuti il «Progetto Sitra», al costo di I milione e 800mila euro. Scrivono i quattro parlamentari: «In data 5 ottobre 2009 il tavolo tecnico tra la Regione Campania e il commissariato di Governo ha individuato le due fasi del nuovo corso: la prima prevedeva il recupero e l’aggiornamento del progetto Sirenetta con l’installazione dei rilevatori su 40 automezzi e in 7 impianti, la seconda fase disponeva l’interfaccia con il sistema nazionale Sistri; in via provvisoria, con una semplice procedura negoziata e senza la pubblicazione di alcuna gara d’appalto, il progetto (prima fase) è stato affidato, con un ribasso dello 0,2 per cento a un prezzo di un milione e 400 mila euro, alla Vitrociset, società che ha assorbito le stesse aziende dichiarate fallite con la sentenza del 2007 (Enterprise, Cid Software e Dielleti srl, subentrata alla Daelit). Vitrociset Spa è controllata all’1,6 per cento da Finmeccanica, attraverso la Selex sistemi integrati. Si tratta quindi dello stesso gruppo che, attraverso la Selex service management, controlla la gestione del Sistri e che attualmente è sotto inchiesta della Procura di Napoli per false fatturazioni e truffa ai danni dello stato proprio in relazione all’aggiudicazione dell appalto Sistri».
Scritto il 3-10-2011 alle ore 11:37
…e, sempre sul SITRA, questi sono i riferimenti ed il testo della interrogazione parlamentare citata nell’articolo di Rosaria Capacchione.
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ATTO CAMERA
INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12974
Dati di presentazione dell’atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 512 del 03/08/2011
Firmatari
Primo firmatario: BRATTI ALESSANDRO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 03/08/2011
Elenco dei co-firmatari dell’attoNominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MARIANI RAFFAELLA PARTITO DEMOCRATICO 03/08/2011
REALACCI ERMETE PARTITO DEMOCRATICO 03/08/2011
MARGIOTTA SALVATORE PARTITO DEMOCRATICO 03/08/2011
Destinatari
Ministero destinatario:
MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 03/08/2011
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera
Interrogazione a risposta scritta 4-12974
presentata da
ALESSANDRO BRATTI
mercoledì 3 agosto 2011, seduta n.512
BRATTI, MARIANI, REALACCI e MARGIOTTA. –
Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare.
– Per sapere – premesso che:
fin dal 2000 le strutture di Governo e il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare hanno tentato di avviare un sistema di tracciabilità dei rifiuti nella regione Campania;
con ordinanza n. 281 del 30 novembre 2000 del Commissario per l’emergenza rifiuti in Campania, veniva approvato lo schema di bando per l’indizione della gara da aggiudicare mediante appalto-concorso ai sensi dell’articolo 9 del decreto legislativo 358 del 1992 del progetto «sistema informativo, emergenza rifiuti network e tecnologia ambientale», Sirenetta, che si proponeva di monitorare il flusso dei rifiuti prodotti, raccolti, recuperati e smaltiti nella regione Campania attraverso l’installazione sugli automezzi di dispositivi satellitari per il rilevamento della loro posizione;
il progetto Sirenetta è stato aggiudicato ed affidato dal Commissario per l’emergenza in Campania con ordinanza n. 449 del 21 settembre 2001 al R.T.I. costituito da enterprice ericsson SpA (mandataria) – Daelit srl e Cid Software studio srl (mandanti), con contratto sottoscritto in data 11 febbraio 2002, rep. n. 102 del 2002, modificato con atto aggiuntivo sottoscritto in data 13 settembre 2002, rep. n. 147 del 2002 (approvato con ordinanza n. 290 del 2002);
il progetto ha beneficiato di un investimento iniziale di oltre 8 milioni di euro;
salutato come la nuova frontiera della lotta ai traffici illegali di rifiuti, il progetto, in base alle previsioni del Ministero e della regione, doveva essere la prima applicazione in Italia del Sistri, coinvolgendo 1060 automezzi e 60 siti di stoccaggio;
a distanza di quattro anni, tuttavia, la commissione di collaudo ha certificato, in data 10 novembre 2005, i lavori di fornitura ed installazione di apparecchiature su soli 510 automezzi e 8 siti fissi. Anche la commissione d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti denunciava, nella relazione finale dell’anno 2006: «La riduzione da 90 a 60 dei siti da controllare, pur se tale riduzione non è stata accompagnata una corrispondente revisione degli emolumenti al soggetto aggiudicatario». Visti i ritardi nella gestione del sistema, con ordinanza commissariale del 2002, tra l’altro, è stata abolita ogni penale per la ritardata consegna;
con sentenza del tribunale di Roma – sezione fallimentare, in data 22 ottobre 2007 è stato dichiarato il fallimento della società Enterprise Digital Architects in liquidazione;
di conseguenza il contratto rep. n. 102 del 11 febbraio 2002 tra l’allora struttura commissariale e l’RTI è stato dichiarato risolto con sentenza del 16 maggio 2008 del Tribunale di Napoli. Eppure il progetto Sirenetta) è tornato nuovamente sulla scena;
con DGR n. 660 del 3 aprile 2009 la regione Campania è subentrata nella gestione amministrativa del progetto «Sistema Informativo Emergenza Rifiuti Network e tecnologia Ambientale» Sirenetta ai sensi dell’articolo 5 OPCM 3710 del 2008 rispondendo unicamente delle obbligazioni derivanti dalle attività poste in essere a decorrere dal 1o gennaio 2009;
la legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante «Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2007)»,all’articolo 1, comma 1116, ha previsto la realizzazione di un sistema integrato per il controllo e la tracciabilità dei rifiuti, in funzione della sicurezza nazionale ed in rapporto all’esigenza di prevenzione e repressione dei gravi fenomeni di criminalità organizzata nell’ambito dello smaltimento illecito dei rifiuti;
l’articolo 2, comma 2-bis, del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, convertito, con modificazioni, nella legge 30 dicembre 2008, n. 210, concernente «Misure straordinarie per fronteggiare l’emergenza nel settore dello smaltimento dei rifiuti nella regione Campania, nonché misure urgenti di tutela ambientale» ha previsto che: «Il Sottosegretario di Stato di cui al decreto-legge 23 maggio 2008, n. 90, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 luglio 2008, n. 123, in collaborazione con l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Campania, nell’ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, avvia un progetto pilota per garantire la piena tracciabilità dei rifiuti, al fine di ottimizzare la gestione integrata dei rifiuti stessi»;
al fine di dare compiuta attuazione a tale disposizione, l’articolo 1 dell’OPCM n. 3746 del 12 marzo 2009 ha autorizzato il capo della missione tecnico-operativa del sottosegretario di Stato per l’emergenza rifiuti in Campania ad istituire un apposito tavolo tecnico per avviare e gestire, fino alla cessazione dello stato di emergenza, il progetto pilota atto a garantire la piena tracciabilità dei rifiuti, cosiddetti «Progetto Sitra»;
al fine, pertanto, di poter realizzare una piena tracciabilità dei rifiuti è stata sottoscritta in data 3 settembre 2009 dall’assessore regionale all’ambiente ed il soggetto vicario del Sottosegretario di Stato Mario Morelli una convenzione per l’attuazione del «Progetto Pilota sulla Tracciabilità dei rifiuti ex-articolo 2, comma 2-bis, del decreto-legge 6 novembre 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008, n, 210»;
in data 5 ottobre 2009 il tavolo tecnico tra la regione Campania e il commissariato di Governo ha individuato le due fasi del nuovo corso: la prima prevedeva il recupero e l’aggiornamento del progetto Sirenetta con l’installazione dei rilevatori su 40 automezzi e in 7 impianti, la seconda fase disponeva l’interfaccia con il sistema nazionale Sistri;
in via provvisoria, con una semplice procedura negoziata e senza la pubblicazione di alcuna gara d’appalto, il progetto (prima fase) è stato affidato, con un ribasso dello 0,2 per cento a un prezzo di un milione e 400 mila euro, alla VITROCISET Spa, società che ha assorbito le stesse aziende dichiarate fallite con la sentenza del 2007 (Enterprise, Cid Software e Dielleti srl, subentrata alla Daelit). La VITROCISET Spa (controllata da Edoarda Crociani, vedova dell’ex presidente di Finmeccanica Camillo Crociani, coinvolto nello scandalo Lockheed) è controllata all’1,6 per cento da Finmeccanica, attraverso la Selex sistemi integrati. Si tratta quindi dello stesso gruppo che, attraverso la Selex service management, controlla la gestione del Sistri e che attualmente è sotto inchiesta della Procura di Napoli per false fatturazioni e truffa ai danni dello stato proprio in relazione all’aggiudicazione dell’appalto Sistri;
il decreto ministeriale 17 dicembre 2009, istitutivo del Sistri, ha previsto che:
al fine di attuare il disposto del citato articolo 2 comma 2-bis, decreto-legge 6 novembre 2008 n. 172 convertito dalla legge 30 dicembre 2008 n. 210, sono sottoposti agli obblighi relativi al sistema di tracciabilità dei rifiuti i comuni e gli enti e le imprese che gestiscono i rifiuti urbani nel territorio della regione Campania e che il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti (Sistri) debba essere interconnesso telematicamente con il sistema Sitra (articolo 2);
i soggetti di cui al citato articolo 2, aderiscono al Sistri iscrivendosi allo stesso entro quarantacinque giorni dalla data di entrata in vigore del decreto (articolo 3);
alla luce del decreto ministeriale 17 dicembre 2009 e del decreto-legge n. 195 del 2009 (convertito dalla legge n. 26 del 2010 che decreta la fine dello stato di emergenza nella regione Campania) con delibera n. 95 del 9 febbraio 2010 la giunta regionale ha disposto tra l’altro;
di prendere atto della Convenzione sottoscritta in data 3 settembre 2009 dall’assessore regionale all’Ambiente ed il soggetto vicario del Sottosegretario di stato Mario Morelli per l’attuazione del «Progetto Pilota sulla Tracciabilità dei rifiuti ex-articolo 2, comma 2-bis, del decreto-legge 6 novembre 2008, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008, n. 210»;
di provvedere al trasferimento alla regione Campania del «sistema informativo Sitra di tracciabilità dei rifiuti»;
di ricostituire, a seguito della chiusura del periodo emergenziale in materia rifiuti in Campania, il tavolo tecnico già previsto dall’articolo 1 dell’O.P.C.M n. 3746 del 2009;
di stabilire che il settore 02 «Gestione» provveda all’esecuzione della prima fase del progetto Sitra per una spesa pari a pari ad 1.800.569,33 euro avvalendosi dei fondi sul capitolo di spesa 1640 «Realizzazione del progetto tracciabilità dei rifiuti Sitra (articolo 189, comma 3-bis, decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, articolo 2, comma 2-bis, decreto-legge 6 novembre 2008 n. 172, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008, n. 210 e articolo 1 dell’OPCM 3746 del 12 marzo 2009) e per l’interconnessione col Sistri (decreto Ministero dell’Ambiente del 17 dicembre 2009)» esercizio finanziario 2010 – UPB 1.1.1. che presenta disponibilità in termini di competenza e di cassa;
sulla base di quanto sopra, con decreto dirigenziale n. 03 del 16 marzo 2010 il dirigente del settore 02 dell’AGC 21 ha provveduto:
ad approvare il «Progetto Pilota sulla Tracciabilità dei rifiuti ex-articolo 2, comma 2-bis, del decreto legge 6 novembre 2008 n. 172, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008, n. 210» Sitra di prima fase per l’importo di 1.800.569,33 euro, comprensivo di IVA e spese generali, a gravare sul capitolo di spesa 1640 dell’esercizio finanziario 2010 – UPB 1.1.1 con il relativo quadro economico;
ad individuare per l’affidamento del «Progetto Pilota sulla Tracciabilità dei rifiuti ex-articolo 2, comma 2-bis, del decreto-legge 6 novembre 2008 n. 172, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008, n. 210» Sitra di prima fase, la procedura prevista al comma 2, lettera b) e al comma 3, lettera b) dall’articolo 57 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e successive modificazioni e integrazioni, recepito dall’articolo 38 della legge regionale della Campania n. 3 del 27 febbraio 2007, mediante procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando di gara, ricorrendo le ragioni di natura tecnica e di tutela di diritti esclusivi, con le ditte costituenti la RTI del progetto Sirenetta o ad esse subentrate nel tempo: Vitrociset S.p.A., Cid Software studio srl e Di.Elle.Ti. s.r.l.;
ad approvare il capitolato d’appalto, redatto ai fini della regolamentazione delle condizioni e delle modalità di esecuzione dell’appalto e da far sottoscrivere per accettazione al RTI, antecedentemente alla consegna dei lavori;
di approvare il disciplinare di gara, redatto ai fini della regolamentazione delle condizioni e delle modalità di esecuzione dell’appalto e da far sottoscrivere per accettazione alla società appaltatrice, antecedentemente alla consegna dei lavori;
in altri termini, sembra agli interroganti che generici motivi «di natura tecnica e di urgenza» abbiano spinto a rispolverare dagli archivi il precedente progetto Sirenetta, prevedendo un suo «adeguamento tecnologico e funzionale». Per l’ingente cifra di 1 milione e 800 mila euro, è stato affidato ad aziende già dichiarate fallite – nello stesso settore e in relazione alla stessa commessa – il compito della «reingegnerizzazione» del sistema Sirenetta, attraverso «la migrazione su piattaforma software open source (dunque, della sola riprogrammazione delle scatole nere);
nessuno dei citati sistemi risulta tuttavia entrato in funzione a regime: l’avvio dell’operatività del Sistri, come purtroppo ben noto, è stato oggetto di continue proroghe, a causa di forti difficoltà organizzative e gestionali;
il decreto ministeriale 18 febbraio 2011 n. 52 (pubblicato nel supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale del 26 aprile 2011, Regolamento recante istituzione del sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, ha raggruppato in un unico testo coordinato i diversi provvedimenti succedutisi in tema di avvio del sistema della tracciabilità dei rifiuti;
l’articolo 5 del suddetto regolamento ha stabilito, tra l’altro, che i comuni della regione Campania, gli enti e le imprese che gestiscono i rifiuti urbani nella regione sono obbligati all’iscrizione al Sistri;
vista l’esigenza di garantire l’interconnessione tra il sistema Sistri ed il sistema Sitra per la tracciabilità dei rifiuti urbani nella regione Campania nelle forme tecnologicamente attuali, in data 20 aprile 2011 il presidente della giunta regionale e il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare hanno sottoscritto un protocollo d’Intesa per l’attuazione del Sistri;
– tale protocollo d’intesa, ratificato con delibera della giunta regionale n. 227 del 24 maggio 2011, si fonda, però, sul decreto ministeriale 22 dicembre 2010, che fissava la data di avvio operativo del Sistri al 1° giugno 2011;
– solo due giorni dopo la ratifica del protocollo d’intesa per l’interconnessione tra Sistri e Sitra, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare ha dovuto disporre un’ulteriore proroga all’avvio del sistema di tracciabilità dei rifiuti: con il decreto ministeriale 26 maggio 2011, infatti, si è previsto che il Sistri entrerà in vigore:
– il 1° settembre 2011 per produttori di rifiuti che abbiano più di 500 dipendenti, per gli impianti di smaltimento, incenerimento e oltre (circa 5.000) e per i trasportatori che sono autorizzati per trasporti annui superiori alle 3.000 tonnellate (circa 10.000);
– il 1° ottobre 2011 produttori di rifiuti che abbiano da 250 a 500 dipendenti e «Comuni, enti ed Imprese che gestiscono i rifiuti urbani della regione Campania»;
– il 1° novembre 2011 per produttori di rifiuti che abbiano da 50 a 249 dipendenti;
– il 1° dicembre 2011 per produttori di rifiuti che abbiano da 10 a 49 dipendenti e i trasportatori che sono autorizzati per trasporti annui fino a 3.000 tonnellate (circa 10.000);
– il decreto-legge n. 70 del 13 maggio 2011 (cosiddetto decreto sviluppo) convertito, con modificazioni dalla legge n. 106 del 12 luglio 2011, prevede che l’entrata in vigore del Sistri per i produttori che non abbiano più di 10 dipendenti, non potrà essere antecedente al 1° giugno 2012;
– da ultimo gli imprenditori soggetti all’applicazione del Sistri lamentano un’assenza del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e un malfunzionamento dei kit informatici indispensabili per l’attivazione del sistema di tracciabilità:
– quali motivi abbiano impedito l’entrata in vigore e la messa a regime del sistema di tracciabilità dei rifiuti nella regione Campania individuati dal Governo e dal Ministero dell’ambiente nel corso degli ultimi dieci anni (Sirenetta e Sitra);
– come si giustifichino le ingenti somme di denaro stanziate dalla gestione commissariale prima e dalla regione Campania poi, per dei progetti rimasti solo sulla carta;
– quali indicazioni si possano fornire sul futuro del sistema di tracciabilità dei rifiuti urbani nella regione Campania a seguito dell’ulteriore proroga dell’avvio del Sistri con il decreto ministeriale 26 maggio 2011;
– in che modo si intenda operare per superare con urgenza le criticità di attuazione dei sistemi telematici di tracciabilità dei rifiuti, garantendone l’operatività quale efficace strumento nel contrasto al traffico illecito e, in particolare, quali azioni urgenti si intendono adottare per garantire un effettivo coordinamento tra il Sitra e il Sistri, in nome del rispetto della legalità della trasparenza dovuta in tutto il Paese per il settore del trattamento e trasporto dei rifiuti. (4-12974)
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Note: come sappiamo, nel frattempo, con la conversione della Manovra-bis il calendario di avvio del SISTRI riportato nell’interrogazione n. 4-12974 è stato “sostituito” con l’unica data di partenza del 9 febbraio 2012 (tranne che per i piccoli produttori…)
Scritto il 22-1-2013 alle ore 14:07
Sul fronte dei dati e dei rapporti sull’elevata incidenza tumorale in Campania, su segnalazione di Diego del Pozzo, è stato concluso lo studio del gruppo di lavoro del Ministero della Salute sulla situazione epidemiologica della Campania (in particolare delle province di Caserta e Napoli), che si concentra sui dati relativi all’incidenza della mortalità per malattie oncologiche.
Si tratta della “Relazione finale del gruppo di lavoro sulla “Situazione epidemiologica della regione Campania e in particolare delle province di Caserta e Napoli (città esclusa), con riferimento all’incidenza della mortalità per malattie oncologiche” che è stata presentata ad Aversa dal ministro della Salute, Renato Balduzzi.
E’possibile scaricare la relazione dal sito del Mnistero della Salute:
http://www.salute.gov.it/dettaglio/dettaglioNews.jsp?id=2377&tipo=new
Sembra che la relazione abbia puntato più sul cattivo funzionamento della Sanità in Campania che sulla connessione tumori-rifiuti e forse è questo l’aspetto che è stato fortemente criticato da alcune associazioni che hanno accolto malamente il Ministro il quale, hanno riferito i giornali locali, parrebbe esseri dato letteralmente alla fuga al termine della conferenza per sfuggire ad alcuni manifestanti…
Scritto il 22-1-2013 alle ore 14:22
… la situazione in Campania è insostenibile, anche in quelle che dovrebbero essere aree protette come per esempio il Parco del Vesuvio vi sono accumuli di rifiuti incontrollati.
Vi rimando a questo link – segnalatomi dagli amici del “WWF Agro Aversano-Napoli nord e Litorale Domizio” – relativo ad un articolo del Corriere della sera che parla della Relazione ministeriale, degli sversamenti illeciti e mostra anche delle immagini incredibili …
“Il tour dell’orrore tra rifiuti in fiamme, tumori e impunità
Lo scempio della valle dei frigoriferi nel parco Nazionale del Vesuvio e le parole del ministro della Salute” – di Antonio Crispino
http://www.corriere.it/inchieste/tour-orrore-rifiuti-fiamme-fiamme-discariche-tumori-impunita/cc600e74-5f21-11e2-8d79-cb6cdb3edff8.shtml
Scritto il 22-1-2013 alle ore 15:13
Caro avv. Bovino,
ho guardato con sgomento il report del Corriere della Sera e mi chiedo come sia possibile che nella relazione ministeriale non emerga alcunchè sul nesso di causalità tra quanto denunciato e le patologie tumorali.
A questo punto, pertanto, vorrei rivolgerLe alcune domande.
Nel caso in cui i professionisti incaricati dal Ministero non avessero davvero avuto dati certi per dichiarare la sussistenza del succitato nesso, perchè mai questi non hanno comunque riferito in ordine alla nocività e tossicità di certi ambienti?
Dobbiamo attendere altre vittime, che possano comporre quel numero necessario per dimostrare la correlazione tra ambiente e patologia?
Come mai se i prodotti illecitamente smaltiti sono acclaratamente nocivi non ci si può attivare sin da subito per rimediare allo scempio?
La ringrazio per l’attenzione che vorrà riporre ai miei quesiti, con l’augurio che tutti possano ricordarsi anche di ciò durante le prossime elezioni con un giusto monito: oggi non interessa individuare i responsabili, bensì risolvere il problema. Al resto penserà la giustizia in cui credo.
Scritto il 22-1-2013 alle ore 16:28
Gent.mo Walter,
grazie per le tue cortesi domande, la situazione è complessa, provo a rispondere, con il “limite” che quelle che espongo sono mie opinioni personali che non necessariamente possono essere condivise dalle istituzioni…
1) D. “Nel caso in cui i professionisti incaricati dal Ministero non avessero davvero avuto dati certi per dichiarare la sussistenza del succitato nesso, perchè mai questi non hanno comunque riferito in ordine alla nocività e tossicità di certi ambienti?”
R. Non so risponderle, so però che c’è chi come Antonio Marfella (medico oncologo/tossicologo del Pascale di Napoli) si sta battendo per istituire il Registro dei tumori.
Ci era quasi riuscito, la Regione aveva approvato all’unanimità la legge istitutiva (legge Regione Campania n. 19 del 10 luglio 2012 recante “Istituzione del registro tumori di popolazione della regione Campania”, nel B.U.R. n. 44 del 16 luglio 2012), ma …il Consiglio dei Ministri n. 45 del 14 settembre 2012 (Governo Monti) l’ha impugnata davanti alla Corte Costituzionale perchè conterrebbe alcune disposizioni in contrasto con il piano di rientro dal disavanzo sanitario 2007-2009, cioè…perchè costerebbe troppo (il Registro Tumori costerebbe 1 milione e 500mila euro)
Il presidente della Regione Campania, Stefano Caldoro, ha istituito comunque, in via provvisoria, il Registro (decreto n. 104 del 24 settembre 2012 – BURC n. 64 del 3 ottobre 2012), ma mi sembra che sia tutto ancora fermo …
Ved.:
http://www.campaniasuweb.it/story/dalla-politica-ai-medici-ecco-chi-ha-paura-del-registro-tumori-intervista-ad-antonio-marfella
http://www.iconfronti.it/monti-blocca-il-registro-tumori-in-campania-perche-costa-troppo/
http://www.gazzettaufficiale.it/atto/corte_costituzionale/caricaArticoloDefault/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2012-10-31&atto.codiceRedazionale=012C0380
http://www.ilciriaco.it/attualita/news/?news=26204
2) D. “Dobbiamo attendere altre vittime, che possano comporre quel numero necessario per dimostrare la correlazione tra ambiente e patologia?”
R. No, l’azione deve essere, a mio parere, strutturale e preventiva. A prescindere dalle conferme delle correlazioni tra rifiuti e tumori, si devono fare alcune cose… far funzionare il sistema di raccolta dei rifiuti, incardinandolo su una efficiente raccolta differenziata, e poi far partire le bonifiche dei siti contaminati dai rifiuti!
3) D. Come mai se i prodotti illecitamente smaltiti sono acclaratamente nocivi non ci si può attivare sin da subito per rimediare allo scempio?
R. In parte ho risposto sopra, ma ulteriormente si deve mettere al primo posto delle agende politiche la lotta alle eco-mafie, che in Campania (e non solo) sui rifiuti stanno costrunedo fortune colossali. Quindi, ci vogliono fondi ed energie alle forze dell’ordine per le indagini, e sanzioni certe per tutti.
Dal canto suo, con riferimento alla Relazione ministeriale e le azioni da intraprendere, il Ministro Balduzzi, durante la criticata conferenza stampa tenuta presso il municipio di Aversa dal ministro della Salute, ha anche dichiarato che “sarà formata una task force per studiare eventuali interventi con Regione Campania e istituzioni locali. Ma non partiamo da zero perché, dopo la visione del rapporto che da oggi è a disposizione di tutti, ci rivedremo tra quindici giorni per far partire un organismo pensato ad hoc per il territorio, con un progetto condiviso sulle linee guida di precauzione e prevenzione. Il passo in avanti sarà realizzare una regia condivisa con enti locali, associazioni, sfruttando anche il contributo che potranno garantire i medici per l’ambiente coinvolti sul territorio”. Staremo a vedere, quindici giorni passanoin molto in fretta…
_______________________________________________
D’accordissimo sul monito ai candidati, non è possibile demandare tutto alla magistratura (che molto spesso mi sembra l’unica che funzioni), sono necessarie delle soluzioni al problema e ognuno dei nuovi eletti dovrebbe interessarsene, a prescindere del partito o della corrente politica, per il bene del proprio elettorato … “bene” in senso letterale…
Che ne pensa?
Scritto il 22-1-2013 alle ore 16:44
Penso che la risoluzione del problema passi attraverso un esame tecnico della questione.
Professionisti terzi e competenti devono fissare le linee guida degli interventi, che devono poi essere esguiti dalle amministrazioni locali.
Non si dovrebbe trattare, a mio parere, di provvedimenti ordinari che necessitano di delibere e/o approvazioni, bensì di una mera esecuzione di attività già programmata nel momento in cui vengono nominati i tecnici.
Di tal guisa si avrebbe la certezza in ordine alla soluzione (occorrendo i tecnici possono essere anche i consulenti di cui si avvale l’Autorità Giudiziaria) nonchè alle responsabilità di coloro i quali (mi auguro nessuno o pochissimi) non si saranno attenuti alle linee guida.
Scritto il 22-1-2013 alle ore 18:30
Walter, verrebbe da dire che le leggi e le propcedure già ci sono ma anche se è così nella pratica sembra che tutto si complichi…
A seguito della crisi dei rifiuti, che ha raggiunto il suo acme nel 2008, la Campania è divenuta oggetto di tutta un’attività legislativa che ne fa un caso a parte nel panorama italiano (ivi comprese le sanzioni, altissime, per chi “sgarra”).
Se dunque a livello generale i punti di riferimento – per l’attività di gestione dei rifiuti e per le bonifiche – si rintracciano chiaramente nel D.Lgs n. 152/2006 e nei provvedimenti attuativi che devono essere presi nei vari livelli amministrativi, a livello particolare per la Campania, si assiste a tutta una serie di provvedimenti ad hoc, necessari a transitare la Regione oltre lo stato di emergenza e al relativo commisariamento (situazione ufficialmente durata quasi 20 anni ma che di fatto non si è ancora risolta).
Proprio in questi giorni è in corso di conversione in legge il D.L. n. 1/2014 che è in parte dedicato alla Campania. Per tale Regione si prevede di prorogare al 30 giugno 2013 la fase transitoria scaduta il 31 dicembre scorso. Infatti, dal 2010:
– spettano alle Province le funzioni di gestione per il trattamento e lo smaltimento dei rifiuti urbani;
– spettano ai Comuni le funzioni di raccolta, spezzamento e trasporto, oltre a quelle di smaltimento o recupero dei rifiuti della raccolta differenziata.
La norma vuole evitare che il passaggio dal regime speciale a quello ordinario (delle competenze) possa ulteriomente aggravare le criticità esistenti o addirittura crearne di nuove, perciò la nuova norma transitoria estende fino al 30 giugno 2013 il regime speciale.
Il pericolo è che di proroga in proroga non si rientri mai nell’ordinario…
Scritto il 9-4-2013 alle ore 15:06
Buona sera vi scrivo poiche sono un piccolo artigiano con ditta individuale con n 2 dipendente,sono nel settore impiantisti avendo cambiaato la mia tipologia di lavoro e non facendo piu impianti nuovi come in passato sono stato costretto a cambiare indirizzo e fare anche manutenzione avvolte mi trovo da smaaltire delle batterie al poimbo( sigillate ) vorrei sapere cosa devo fare per lo smaltimento poiche adesso le porto alla isola ecologia del mio comune ma mi e` stato fatto presente che dovrei adottare altre procedure , vi chiedo gentilmente di darmi indicazioni in merito .
Scritto il 9-4-2013 alle ore 15:47
Caro marco, pur avendo il post un altro argomento, provo a darle una risposta. Effettivamente, la consegna all’isola ecologica delle batterie al piombo è una modalità riservata agli utenti privati/cittadini, per evitare che le stesse possano essere abbandonate o lasciate vicino ai cassonetti (in questo caso è possibile contattare uno dei centri di ritiro a ciò preposti). Per artigiani e i meccanici, invece, la strada è quella di contattare uno dei raccoglitori autorizzati (per il ritiro delle batterie. Ci sono alcuni adempimenti da assolvere e comunque, qui, sul sito internet della CNA, c’è una utile guida che penso faccia al caso suo:
http://www.cna.it/content/download/5778/60947/file/Manuale%2520per%2520le%2520imprese.pdf
spero di esserle stato utile…
Scritto il 22-4-2013 alle ore 16:50
…”piccolo” aggiornamento in tema di rifiuti campani.
Il Tribunale dell’unione europea, nel respingere due rocorsi presentati dall’Italia, ha confermato la legittimità delle decisioni della Commissione europea di non versare al nostro paese i fondi europei per la gestione e lo smaltimento dei rifiuti in Campania.
Si tratta di ben 46 milioni di euro del FESR (i pagamenti intermedi) che non verranno rimborsati allo Stato italiano a causa dell’insufficienza, in Campania, della raccolta differenziata intesa quale elemento a monte che aggravava le carenze del sistema di gestione dei rifiuti nel suo complesso.
Peraltro, molto probabilmente, la Commissione deferirà nuovamente l’Italia per non aver dato applicazione alla sentenza della Corte di Giustizia del 2010.
Qui il link alla sentenza del 19 aprile 2013 Tribunale Ue:
http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:62009TJ0099:IT:HTML
Scritto il 1-10-2013 alle ore 12:29
…due “piccoli” aggiornamenti:
1) oggi 1° ottobre 2013, è divenuto operativo il SISTRI
[per ora mi astengo dal fare commenti, vediamo cosa succede in concreto…]
2) avevo “dimenticato” di segnalare che nel frattempo, a marzo 2013, il SITRA è stato “soppresso”, anche se nessuna modifica è stata apportata all’art. 24, comma 5 del D.M. n. 52/2011 (TU SISTRI), che così ancora oggi recita:
“5. Il SISTRI è interconnesso telematicamente con il sistema di tracciabilita’ di cui all’articolo 2, comma 2-bis, del decreto-legge 6 novembre 2008, n. 172, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 dicembre 2008, n. 210 (SITRA) ed ai relativi oneri si provvede ai sensi del predetto articolo.”
Vediamo cosa è successo, fornendo tutti i riferimenti normativi, dato che alla vicenda non è stato dato nessun risalto dagli organi di stampa.
Orbene, la Regione Campania ha dovuto prima cercare di “rimediare” alla situazione, dato che la realizzazione del progetto SITRA – da interconnettere al SISTRI – era già stato affidato mediante procedura negoziata senza “previa pubblicazione” del bando di gara – ex art. 57, comma 2, lett.b, e comma 3, lett.b, del D.Lgs. n. 163/2006 e s.m.i., recepito dalla L.R. n. 3/2007, art. 38 – alle ditte informatiche che costituivano il R.T.I. del progetto SIRENETTA (e cioè, CID Software Studio S.p.a., VITROCISET S.p.a. e la Di.Elle.Ti s.r.l.).
Quindi, il Settore 02 dell’Area Generale di Coordinamento (A.G.C.) 21 – Programmazione e gestione rifiuti, in considerazione del cessato interesse e della sopravvenuta antieconomicità del
sistema, ha dapprima comunicato alle citate software house l’avvio del procedimento istruttorio finalizzato all’adozione di un formale provvedimento di annullamento in autotutela del decreto dirigenziale n. 3 del 16/03/2010.
Si rammenta che con tale decreto dirigenziale n. 3 del 16/03/2010 – attuativo della D.G.R. n. 95 del 09/02/2010 – la stessa A.G.C. 21 aveva approvato il progetto pilota sulla tracciabilità dei rifiuti “SITRA”.
Successivamente, quindi, con il Decreto Dirigenziale n. 3 del 17 marzo 2013 (BURC n. 16 del 18 marzo 2013), è stato annullato in autotutela il citato d.d. n. 3 del 16/03/2010, perchè – si legge nel provvedimento – “la funzione di tracciabilità in tempo reale del SITRA è superata, in quanto essa viene interamente
assolta dal SISTRI e non rientra, peraltro, tra le competenze regionali”.
Rimangono tutt’ora in corso le trattative tra la Regione e le software house che hanno chiesto un risarcimento 1.200.000 euro: “…e io pago!”, avrebbe detto Totò…
RIFERIMENTI:
A.G.C. 21 Programmazione e Gestione dei Rifiuti, Settore 2, Decreto Dirigenziale n. 3 del 17/03/2013 – Annullamento in autotutela del decreto dirigenziale n. 3/2010 Settore 02 A.G.C. 21 di approvazione progetto tracciabilità dei rifiuti SITRA
http://burc.regione.campania.it/eBurcWeb/directServlet?DOCUMENT_ID=50713&ATTACH_ID=66618