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Cronache di Ecotopia

Il Blog di Claudio Bovino

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Postilla » Ambiente » Il Blog di Claudio Bovino » Responsabilità e sanzioni » È tempo di vacanze: viaggiatori, attenti al souvenir esotico “bello e impossibile”!

28 giugno 2009

È tempo di vacanze: viaggiatori, attenti al souvenir esotico “bello e impossibile”!

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Siete lì, in vacanza, in un posto esotico e meraviglioso e, nel ritornare a casa, vorreste portare con voi un pezzettino di quel paradiso terrestre dove avete trascorso tanti momenti felici e spensierati.

Come fare, allora, a resistere alla tentazione di acquistare in un mercatino vivace e colorato, magari per pochi soldi, un bell’animaletto vivo (magari una scimmietta, un pappagallo o un serpentello), o quel medicinale miracoloso frutto dell’antica scienza orientale (fatto con parti di rinoceronte o di piante particolari), o ancora quel posacenere delle Maldive fatto col carapace di tartaruga marina?
Il non plus ultra sarebbe, però, acquistare quello splendido ciondolo fatto con un dente “VERO” di squalo bianco, esposto nella vetrina del negozio di tavole da surf di quella spiaggia favolosa australiana!!!

Attenzione, però, perché, quasi sicuramente tutti questi acquisti ricadrebbero nel campo di applicazione di un accordo internazionale che dal 1975 tutela le specie animali e vegetali in via di estinzione e potrebbero essere fondato motivo per vedersi infliggere pesanti sanzioni (da multe molto gravi alla confisca e, nei casi più gravi, all’arresto). Inoltre, in questo modo – seppur senza intenti speculativi – potreste dare un inconsapevole contributo al depauperamento delle specie protette.
Il vostro tour operator ve l’aveva detto, o meglio, negli opuscoli informativi, oltre alle belle foto, in piccolo, c’erano delle note che informavano il turista sulle severe sanzioni in caso di violazione di una speciale normativa.
Logo della C.I.T.E.S.
Logo della C.I.T.E.S.

Si tratta della C.I.T.E.S. (Convention on International Trade of Endangered Species), la Convenzione sul commercio internazionale delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione, firmata il 3 marzo 1973, entrata in vigore in Italia nel 1980 ed attualmente applicata in oltre 150 Stati.
L’Unione Europea ha applicato con ancora maggior rigore la Convenzione grazie al Regolamento (CE) n. 338/1997 che, insieme alle sue successive modifiche, amplia il numero delle specie rispetto a quelle elencate nelle tre Appendici CITES portandole a più di 36.000 (Allegati A, B, C e D del regolamento comunitario), ed utilizzando un sistema uniforme di applicazione della Convenzione in tutti i 15 Stati Membri.
Prima di andare all’estero, quindi, se si ha una mezza idea di acquistare souvenir esotici, conviene informarsi sulle leggi vigenti e sui principi del Regolamento (CE) n. 338/1997, per evitare di dare – seppur inconsapevolmente e senza intenti speculativi – un contributo al depauperamento delle specie protette ed avere, al rientro dalle vacanze, spiacevoli problemi in dogana: sono previste, infatti, pesanti sanzioni in caso di violazione delle norme in oggetto (si va dalle multe alla confisca e, nei casi più gravi, all’arresto).

Tutte le specie animali e vegetali, oggetto dell’accordo, sono sottoposte ad una diversa regolamentazione in base alla loro appartenenza o meno ad una delle tre Appendici stabilite dalla Convenzione di Washington e agli allegati del Regolamento comunitario, regolamentazione che in linea di massima possiamo così riassumere:
Appendice I: vi appartengono tutte le specie minacciate d’estinzione; il loro commercio è assolutamente vietato;
Appendice II: vi sono incluse tutte le specie il cui commercio senza regole potrebbe determinarne uno sfruttamento eccessivo;
Appendice III: vi sono incluse le specie protette dai singoli Stati al fine di regolamentarne il commercio.
I divieti sono relativi anche agli oggetti prodotti con parti delle specie protette.

Cosa fare, dunque, per evitare problemi?

  • innanzitutto, prima di partire, conviene documentarsi e questo è un buon punto di partenza: http://www.corpoforestale.it/WAI/serviziattivita/CITES/ServizioCites/ConsigliViaggiatori.html (il commercio di specie incluse in CITES in Italia è controllato dal Corpo Forestale dello Stato, mentre tra le associazioni ambientaliste l’applicazione della Convenzione è seguita con particolare attenzione dal WWF);
  • una volta sul posto, nella maggior parte dei casi si può richiedere l’assistenza delle autorità locali (Ministeri dell’Ambiente oppure dell’Agricoltura e Foreste, autorità doganali o enti del turismo);
  • nel dubbio, converrebbe desistere dall’acquisto.

Leggiamo uno stralcio di un articolo di qualche tempo fa, liberamente consultabile in rete (http://www.repubblica.it/2003/g/sezioni/cronaca/esotici/esotici/esotici.html):

Cronaca (19 luglio 2003)
Raggiunto un accordo internazionale fra 150 paesi per fermare un traffico sempre più lucroso
E’ mania per i souvenir esotici. Ma sono in arrivo le multe
Per il contrabbando di animali sanzioni anche da 100.000 euro
di ANTONIO CIANCIULLO
ROMA – Una statuetta in legno di mango del Kenya. Un braccialetto di tartaruga verde dello Sri Lanka. Un corallo nero dei Caraibi. Una pianta di orchidee selvatiche tailandesi. L’elenco potrebbe continuare all’infinito. Centinaia di souvenir dall’apparenza innocente sono in realtà colpi di stiletto all’equilibrio ecologico dei luoghi visitati. E queste piccole infrazioni ambientali possono costare care a chi torna da una vacanza con un souvenir acquistato senza riflettere: i contrabbandieri della natura protetta rischiano fino a 100 mila euro di multa. L’ammenda fa parte degli accordi per il rispetto della Cites (Convention on International Trade of Endangered Species).
La convenzione è stata sottoscritta da 150 paesi ed è il più importante trattato a difesa della flora e della fauna minacciate di estinzione: disciplina il commercio di oltre 30 mila specie di animali e piante selvatici a rischio. Nonostante le misure di controllo legate alla Cites, si calcola che un quarto del business che ruota attorno agli animali e alle piante rare (una torta da 25 miliardi di euro) sia illegale.
“Milioni di piante e di animali vivi vengono importati ogni anno nell’Unione europea”, spiega Massimiliano Rocco, responsabile dell’ufficio italiano Traffic, la struttura promossa dal Wwf per il rispetto della Cites. “Centinaia di migliaia di pappagalli del Sudamerica, camaleonti africani e orchidee del Sud-Est asiatico entrano, in parte illegalmente, sui nostri mercati che rappresentano il punto di arrivo privilegiato di molti traffici clandestini”.
L’Unione europea è al primo posto per l’importazione di tartarughe (27% del mercato mondiale), di pelli di coccodrillo (la quota di mercato nel ‘91 è arrivata al 58%), di boa e pitoni. Al secondo, dopo gli Stati Uniti, per i primati, i felini e i camaleonti. Una parte di questo traffico è inconsapevole. Migliaia di turisti tornano dalle ferie con ricordi dall’aria innocente: borse, conchiglie, spugne, oggetti d’artigianato, farfalle sotto vetro, monili di dente di tricheco. In alcuni casi la vendita di questi oggetti è illegale, in altri è consentita, in altri ancora è rischiosa perché significa portarsi a casa una piccola bomba ad orologeria sanitaria (il traffico di pappagalli e rettili è un veicolo di salmonella e malattie respiratorie).
[…]
“Anche se la convenzione è in vigore dal 1975, il numero di persone che viene bloccato agli scali internazionali resta altissimo e rappresenta solo una piccola quota del traffico clandestino”, aggiunge Rocco. I casi d’importazione illegale si dividono in due grandi categorie. Turisti che tornano a casa con oggetti di tartaruga o d’avorio non certificati. Oppure professionisti del contrabbando di natura che usano le stesse rotte di armi e droga. Gli animali fatti passare illegalmente alle volte sono nascosti, alle volte mimetizzati in mezzo a un carico di animali per i quali il commercio è consentito: ad esempio un pappagallo amazzonico rarissimo in mezzo a un centinaio di pappagalli comuni.
Un altro fenomeno in crescita è il commercio illegale di rettili e anfibi vivi. Le iguane sono passate dai 400 casi d’importazione clandestina dei primi anni Novanta ai 10 mila casi registrati negli ultimi anni. I ladri di natura protetta sono stati sorpresi all’opera perfino nel parco dell’Aspromonte, dove l’ultima moda è il furto di esemplari della rarissima salamandra pezzata che arriva a 400 euro sul mercato di Tokyo.

Ecco alcuni link utili sull’argomento:

http://www.agenziadogane.it/wps/wcm/connect/ed/Agenzia/Attivita/Convenzione/

(… dal sito dell’Agenzia delle Dogane si può anche scaricare la “Carta doganale del viaggiatore”):

carta_doganale3

http://www.viaggiambiente.com/shopping.html

http://www2.minambiente.it/Sito/settori_azione/scn/docs/cites_guida_viaggiatori.pdf

http://www.eu-wildlifetrade.org/

http://www.cites.org/

Dunque, accanto al problema del turista distratto c’è quello ancor più grave del commercio illegale di specie esotiche, che ha assunto nel corso del tempo una dimensione di tutto rispetto, sia per quanto riguarda il numero delle specie importate sia per le cifre ingentissime guadagnate dai “trafficanti”, come si può leggere anche in questo breve e più recente articolo: http://www.repubblica.it/ultimora/24ore/nazionale/news-dettaglio/3683081

Innanzi a questa situazione ci si chiede come sia possibile che, nonostante una normativa tutto sommato apparentemente adeguata e un apparato di controlli solido, il commercio e le importazioni illegali proseguano ad un livello consistente.

Su quali aspetti bisogna intervenire per arginare il fenomeno, la normativa, l’informazione, i controlli? o altro?

In attesa dei vostri commenti, nel frattempo, io sposto il mio domicilio per un po’ sulle splendide coste della Calabria, portandomi dietro famiglia e libri vari, per lavorare e scrivere col PC sotto l’ombrellone e fare ogni tanto un tuffo in un mare ancora bellissimo da difendere a tutti costi dagli inquinatori.

PS: … dimenticavo, qui il medicinale miracoloso è un cornetto di un colore rosso fuoco, molto piccante al gusto, il cui nome scientifico è “capsicum annuum”, ma è meglio conosciuto come … peperoncino (mio padre dice sempre che insieme al limone e all’aglio, è il farmaco del futuro) il quale, per fortuna, può essere acquistato senza problemi (beh, basta non eccedere nel “consumo”!)

Provare per credere! a presto!

Letture: 18557 | Commenti: 14 |
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14 Commenti a “È tempo di vacanze: viaggiatori, attenti al souvenir esotico “bello e impossibile”!”

  1. Simone Medici scrive:
    Scritto il 1-7-2009 alle ore 15:28

    Bisogna evitare il rischio che la vacanza si trasformi in un’occasione per acquistare uccelli, borse e portafogli di coccodrillo o serpente, gioielli in corallo o soprammobili in avorio.
    Cosa inaccettabile è il business “nero” a scapito di queste fantastiche creature.
    Per dirla con qualche esempio, e con le cifre: grazie al commercio illegale nelle case di americani, europei e giapponesi entrano ogni anno 5 milioni di uccelli, 6 milioni di rettili, 50 milioni di manufatti di pelli di rettile e 2.000 tonnellate di corallo.La ricerca di un souvenir esotico, perciò, contribuisce enormemente a danneggiare l’ambiente naturale al quale viene sottratto.Ma purtroppo..i limiti della nostra civiltà, limiti di cervello, fanno sì che bisogna redigere una legge con tanto di multa per chi con la propria scatola cranica non arriva oltre il piacere oggettivo e il “vanto” con gli amici del raro souvenir. VERGOGNA!

  2. Giancarlo scrive:
    Scritto il 1-7-2009 alle ore 15:45

    Portare via animali dal loro ambiente naturale è un atto di crudeltà e deve essere punito severamente. Ma come deve comportarsi un medico veterinario di fronte alla richiesta di cura di un animale esotico, atteso che il sanitario è ben consapevole del fatto che la collocazione dell\’animale nel nuovo habitat è comunque un atto di ferocia? Sul punto, lancio un appello a tutti i veterinari ad operare secondo coscienza, invitando i propri clienti a mettere da parte i piaceri personali, evitando così di ostentare la proprietà di una povera bestiola, che al contrario ha tutto il diritto di vivere nel proprio ambiente naturale. La questione dell\’etica veterinaria è in parte affrontata in questa intervista pubblicata oggi: http://www.proequoweb.com/newfiles/brolling.html.

  3. Claudio Bovino scrive:
    Scritto il 1-7-2009 alle ore 16:39

    Grazie Simone, grazie Giancarlo (molto interessante lo spunto e la segnalazione sull’etica veterinaria)!

  4. marco sacco scrive:
    Scritto il 8-7-2009 alle ore 09:03

    Mi chiedo perchè portarli via? Che senso ha strapparli al loro ambiente naturale? Solo per poter esibire queste rarità? Bisognerebbe pensare esclusivamente alla possibilità di poter in ogni tempo ritornare in quei posti meravigliosi e poter ritrovare gli stessi animali, le stesse piante, insomma lo stesso scenario tanto da consentire anche achi verrà dopo, di poter godere di tali bellezze….Non si può pensare di impadronisrsi della natura…potrebbe prima o poi decidere di ribellarsi….

  5. Paolo Colombo - esperto sicurezza informatica scrive:
    Scritto il 26-8-2009 alle ore 10:29

    Credo che i fronti su cui si debba lavorare siano soprattutto quelli della maggiore informazione – da farsi con maggiore intensità negli aeroporti – e quello dei controlli.
    Ma il traffico delle specie in pericolo non si muove forse con maggiore forza attraverso vie “non convenzionali”?
    Qual’è il peso effettivo degli acquisti di souvenir fatti dai turisti?

  6. carmen scrive:
    Scritto il 15-7-2010 alle ore 11:34

    io ho una scimietta capuccino ma o una casa a sharm sheik qui non ci sono problemi come proprietari puoi tenerli ma il problema sara a settembre che devo andare in italia qualche mese e mi tocca lasciarla qua a un egizziano mi piange il cuore non so come fare per portarla con me visto che mi fermero in italia qualche mese per me e come un figlio non so come fare per poterla portare con me sempre italia e egitto avanti e indietro visto che ho due case ciao se qualcuno sa mi fa sapere grazie

  7. Claudio Bovino scrive:
    Scritto il 25-7-2010 alle ore 08:07

    Ciao Carmen,
    tanto per cominciare, su wikipedia puoi trovare una scheda semplice semplice sulla c.d. “scimmia cappuccino”, il cui nome scientifico è è “cebus capucinus” [ http://it.wikipedia.org/wiki/Cebus_capucinus ].
    Al genere delle Cebus – sono primati Platirrini – appartengono le scimmie note col nome comune collettivo di cebi (dal greco Kébos, “scimmia dalla coda lunga”) o cappuccine, diffuse dall’Honduras al Paraguay ed all’Argentina settentrionale [ http://it.wikipedia.org/wiki/Cebus ].
    Il nome deriva dalla somiglianza tra la colorazione del mantello (in particolare, il Cebus capucinus) con gli abiti di un frate francescano, con tanto di cappuccio: infatti, il corpo, gli arti e la nuca sono di solito di colore scuro, mentre attorno alla faccia e su gola e petto il pelo è bianco.

    Si tratta di una specie “minacciata” d’estinzione seppur a rischio minimo:
    – è’ inclusa nella lista rossa della IUCN delle specie minacciate dall’estinzione (http://www.iucnredlist.org/apps/redlist/search – IUCN 2010. IUCN Red List of Threatened Species. Version 2010.2.).
    – é anche inclusa nell’ALLEGATO A del regolamento (CE) n. 338/97 che elenca gli esemplari delle specie la cui introduzione nell’Unione europea è sospesa [cfr. Regolamento (CE) n. 359/2009 della Commissione del 30 aprile 2009 che sospende l’introduzione nella Comunità di esemplari di talune specie di flora e fauna selvatiche];
    – è una specie protetta inclusa nella CITES Appendice II [ http://www.unipd.it/musei/zoologia/approfondimenti/primati/cebo.html ]; il commercio delle specie dell’Appendice II è regolamentato per evitare sfruttamenti incompatibili con la loro sopravvivenza e gli esemplari devono essere sempre accompagnati da documento d’esportazione numerato.

    * * * *

    Pertanto, per evitare sanzioni è necessario dotarsi delle opportune autorizzazioni.
    Inizia contattando il Corpo Forestale dello Stato: http://www3.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/41
    … qui ti riporto alcune raccomandazioni più specifiche tratte dal sito istituzionale [ http://www3.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/184 ]:
    – E’ vietato importare, (ri)esportare, trasportare, vendere, esporre e detenere gli esemplari tutelati dalla CITES che siano sprovvisti di specifici permessi. Specifiche sanzioni, anche di carattere penale, sono previste dalla legislazione nazionale in caso di violazioni della Convenzione e dei Regolamenti Comunitari.
    – Si possono importare e/o (ri)esportare animali e piante, loro parti e prodotti derivati inclusi nelle Appendici della CITES e negli Allegati dei Regolamenti Comunitari solo se autorizzati. Vengono infatti richiesti permessi che riportano dati precisi in riferimento alle specie che si intendono movimentare (esempio: data di rilascio e di validità, denominazione scientifica e comune della specie, descrizione esatta della merce e gli estremi dell’origine/provenienza della medesima, etc.). In Italia le autorizzazioni sono rilasciate dal Corpo forestale dello Stato e dal Ministero dello Sviluppo Economico.
    – Presso 23 delle sedi doganali italiane sono presenti i Nuclei Operativi CITES del Corpo forestale dello Stato per il controllo e la verifica merceologica delle spedizioni di animali e piante tutelate dalla CITES.
    – Sono centinaia le specie animali e vegetali il cui commercio è vietato e decine di migliaia quelle regolamentate dalla CITES e dalla relativa normativa internazionale, comunitaria e nazionale. Sono così protetti pappagalli, scimmie, rettili, cactus, orchidee nonché oggetti in avorio, gusci di tartaruga, animali impagliati, pelli di felini e molti altri esemplari.
    – Si raccomanda di prestare la massima attenzione prima di acquistare e importare esemplari vivi o derivati di specie tutelate dalla CITES. Si potrebbe incorrere, se sprovvisti delle necessarie autorizzazioni, in una sanzione amministrativa o in una denuncia penale, secondo la legge vigente.

    – – – – – –
    Sempre dal sito della Forestale si traggono queste notizie che dovrebbero fare al caso tuo:
    [ http://www3.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/363 ]
    Se voglio portare un esemplare di allegato A e B in Italia o nel territorio della Comunità Europea occorre:
    Licenza di Importazione per esemplari, parti o prodotti derivati inclusi nell’Allegato A e B per scopi personali o commerciali.
    ALLEGATO A (parere Commissione Scientifica CITES art 4.1 Reg.338/97)
    Ministero dello Sviluppo Economico per tutti gli esemplari e loro parti o prodotti derivati importati per usi commerciali e non (es. animali nati in cattività e piante riprodotte artificialmente importati per usi commerciali, circhi, ecc.)

    – – – – – – – – – – – –

    In ogni caso, al fine di risolvere ulteriori dubbi, puoi utilizzare uno dei link già segnalati nel mio post e contattare una delle autorità indicate; inoltre, anche via e-mail, puoi porre un quesito direttamente alla CITES a questo indirizzo:
    http://www.eu-wildlifetrade.org/html/it/contact.asp

  8. Claudio Bovino scrive:
    Scritto il 10-8-2010 alle ore 07:57

    Volevo aggioungere, inoltre, che per quanto riguarda la tutela della flora e della fauna vi sono altre normative all’uopo emanatre, quali, per esempio la “Convenzione relativa alla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa” (la c.d. Convenzione di Berna del 19/9/1979), ratificata e resa esecutiva in Italia con la Legge n. 503 del 5/8/1981 (G.U. n. 250 del 11/9/1981 – S.O. n. 47), e la “Direttiva Habitat” (direttiva 92/43/CEE) sullaconservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche.
    Eventuali altri informazioni sulla normativa in vigore e sugli elenchi delle specie protette in Italia sono reperibili sul sito MATTM. Si vedano, per iniziare a “surfare”, le seguenti pagine: http://www.minambiente.it/opencms/opencms/home_it/menu.html?mp=/menu/menu_attivita/&m=argomenti.html|biodiversita_fa.html|Tutela_della_fauna_e_della_flora.html
    http://www.minambiente.it/opencms/opencms/home_it/menu.html?mp=/menu/menu_attivita/&m=argomenti.html|biodiversita_fa.html|Convenzioni_Protocolli_Ratifiche.html
    … e ancora:
    http://beta.wwf.it/client/ricerca.aspx?root=13528&parent=3706&content=1
    http://beta.wwf.it/client/render.aspx?content=0&root=667

    Volevo inoltre approfittare – anche se a distanza di un po’ di tempo – per ringraziare dei loro interventi Marco Sacco (molto appassionato: condivido pienamente il tuo punto di vista!) e Paolo Colombo (devo ancora trattare in modo esauriente l’argommento da te richiesto: lo farò al più presto!): grazie, vi aspetto ancora qui, sul “nostro” blog, a presto!

  9. Cremonini Claudio scrive:
    Scritto il 14-6-2013 alle ore 17:07

    Il 13/06/2013,tornando da una vacanza da capo verde, sono stato fermato dalla dogana di Verona per un controllo . Avevo con me una borsa ,di presunto rettile , comprata per una misera cifra di 25,00 € . che a mio parere non ha alcun valore .
    Il funzionario doganale , ha sequestrato la borsa per una perizia del C.I.T.E.S.
    Vorrei sapere cortesemente , in che sanzioni potrei incorrere . Visto che la spesa è stata un elemosina per quella gente così povera .
    Ringraziando !! è possibile avere una risposta . Cremonini Claudio .

  10. Claudio Bovino scrive:
    Scritto il 14-6-2013 alle ore 20:15

    Gentile Claudio,
    comincio a risponderle così “al volo”…
    innanzitutto, come è ovvio, bisognerà vedere cosa le diranno una volta effettuata la perizia e individuato il materiale con cui è stata realizzata la borsa.

    Oggetti come borse in pelle di (vero) rettile, collane e bracciali di avorio, o derivati da tartarughe, medicine tradizionali a base di parti di animali (tigre, rinoceronte,etc.) o di piante protette, molto spesso non possono essere importati o venduti nel territorio dell’Unione Europea, e la prima sanzione che scatta è la confisca.
    Se non vado errato, l’importazione di tali oggetti è, poi, punita (se manca la prescritta certificazione CITES) anche con una sanzione amministrativa che può andare da 1.000 a 9.000 euro, oppure, se si tratta di specie animale e vegetale non rara, da 1.000 a 6.000 euro (dovrebbe essere il suo caso, “oggetti perosnali o domestici”, laddove si trattasse di pelle di rettile, ma il condizionale è d’obbligo, e la norma dovrebbe essere l’art. 2, comma 3 della legge legge n. 150/92).
    Ad ogni modo, bisogna controllare l’importo delle sanzioni previste a corredo della Convenzione e del Regolamento (CE) n. 338 del 1997, andando a consultare la legge n. 150/92 (successivamente integrata e modificata dalla legge n. 59/93 e dal D.Lgs. 275/01), come ricordato nel sito del Corpo Forestale ai seguenti indirizzi web:
    http://www3.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/184
    http://www3.corpoforestale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/368

    Qui su Normattiva, c’è il testo originario della legge (più volte modificato nel corso degli anni):
    http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:legge:1992-02-07;150

    Spero per lei di sbagliarmi e che comunque non sia il suo caso…
    Provi a chiamare direttamente gli uffici CITES per saperne di più (e se possibile mi scriva all’esito della vicenda, così informiamo anche gli altri lettori del blog).

    _________________________________________________
    La pagina ufficiale CITES ha cambiato indirizzo e si trova ora sul sito del Ministero dello Sviluppo economico:
    http://www.sviluppoeconomico.gov.it/index.php?option=com_content&view=article&viewType=0&idarea1=564&idarea2=706&idarea3=0&andor=AND&sectionid=2,12&andorcat=AND&idmenu=1412&partebassaType=0&MvediT=1&showMenu=1&showCat=1&id=2022503&idareaCalendario1=0&idare

  11. SAMPO' LIVIA scrive:
    Scritto il 7-1-2015 alle ore 15:48

    IL 23DICEMBRE 2014, PARTO PER JOHANNESBURG CON I MIEI FAMIGLIARI, SCELGO DI VIAGGIARE CON LA COMPAGNIA AEREA ETIOPE, VISTO IL COSTO DEI BIGLIETTI MOLTO VANTAGGIOSO, SCALO AD ADDIS ABEBA,
    ARRIVATI ALL’AEROPORTO DI “BOLE”, DOBBIAMO ASPETTARE CIRCA 2 ORE PER RIPRENDERE IL VOLO ALLA VOLTA DEL SUDAFRICA, DECIDIAMO DI ANDARE ALLA TOILETTE, CHIEDIAMO DI ACCEDERE AI W.C. SITUATI AL DI DEL METAL DETECTOR, CI LASCIANO PASSARE, AL RIENTRO CI FANNO TOGLIERE LE SCARPE, OROLOGI, BRACCIALI, BORSE ECC. PASSATO IL CONTOLLO, DUE FUNZIONARI ADDETTI ALLA SICUREZZA SI AVVICINANO E MI CHIEDONO SE IL BRACCIALE POSTO NELLA CASSETTA E’ DI AVORIO, IO INGENUAMENTE RISPONDO DI SI’………DA QUESTO MOMENTO INIZIA LA MIA “ODISSEA”, VENGO PRELEVATA DA DUE RAGAZZE CHE MI FANNO CENNO DI SEGURILE, IL MIO PASSAPORTO VIENE CONSEGNATO ALL’UFFICIO IMMIGRAZIONI, MI FANNO USCIRE DALL’AEROPORTO E MI PORTANO IN UNA SPECIE DI CONTAINER, DOVE LA POLIZIA MI FA CAPIRE CHE PER LA DETENZIONE DI OGGETTI D’AVORIO E’ PREVISTO IL CARCERE PER ALMENO DUE GIORNI,
    SPIEGO NEL MIO PESSIMO INGLESE CHE L’OGGETTO IN QUESTIONE E’ UN REGALO CHE MIO ZIO CIRCA VENT’ANNI PRIMA MI AVEVA PORTATO DAL SUD AFRICA.
    NON SERVE A NIENTE, VENGO PORTATA ALLA SEDE DELLA POLIZIA CRIMINALE, DOPO ORE DI ATTESA FINALMENTE ARRIVA UN FUNZIONARIO DELL’AMBASCIATA ITALIANA, CHE MI SPIEGA DI ESSERE STATO CONTATTATO DALLA FARNESINA, TRAMITE LA MIA AGENZIA DI VIAGGIO,
    FINALMENTE DOPO CIRCA 5 ORE DURANTE LE QUALI NON CAPIVO COSA MI STESSE SUCCEDENDO, VIENE REDATTO MANUALMENTE IL VERBALE (LA POLIZIA NON FA USO DI COMPUTER), PRESO LE IMPRONTE DIGITALI, FATTO LE FOTO SEGNALETICHE, REGISTRATO IL VERBALE, FINALMENTE VENGO FINALMENTE RILASCIATA E AFFIDATA AL FUNZIONARIO DELL’AMBASCIATA CHE PRECEDENDENTE HA GARANTITO PER ME, RITORNATA IN AEROPORTO, RIABBRACCIO MIO MARITO, STRAVOLTO DALLA LUNGA ATTESA E ALL’OSCURO DI COSA MI STESSE SUCCEDENDO.
    CI DICONO SUBITO CHE DOBBIAMO RIMANERE IN ETIOPIA PER ALMENO DUE GIORNI, IN QUANTO MI DEVO PRESENTARE IN TRIBUNALE PER IL PAGAMENTO DELLA SANZIONE.
    PRENOTIAMO UNA CAMERA IN HOTEL, PER DUE GIORNI,
    IL GIORNO 26/12 ACCOMPAGNATA DAL FUNZIONARIO DELL’AMBASCIATA, MI PRESENTO IN TRIBUNALE VERSO LE 9,00, IL GIUDICE DI PACE DOPO CIRCA DUE ORE
    PRENDE IN ESAME LA MIA PRATICA, MI CHIEDE COSA HO DA DIRE IN MERITO, TRAMITE IL MIO TRADUTTORE, CHIEDO SCUSA E DICHIARO CHE ERO AL CORRENTE DELLA ILLEGALITA’ DEL COMMERCIO DELLE ZANNE D’AVORIO MA NON SAPEVO CHE VIAGGIARE CON DEI MONILI DI QUESTO MATERIALE FOSSE CONSIDERATO QUASI UN CRIMINE……
    POI OLTRETUTTO PROVENIVO DALL’ITALIA, NON POTEVO AVERLO ACQUISTATO IN ALTRI PAESI!
    ECCO, QUESTA E’ LA MIA AVVENTURA IN ETIOPIA, CHE MI E’COSTATA TRA MANCE, VISTI, SOGGIORNO IN HOTEL, SANZIONE ECC. CIRCA 1.000,00 EURO………….
    PRIMA DI METTERSI IN VIAGGIO, E’ MOLTO IMPORTANTE LEGGERE TUTTE LE INFO CHE DANNO LE AGENZIE……
    RINGRAZIO PER L’ATTENZIONE E VORREI SAPERE SE VI SEMBRA GIUSTO ESSERE TRATTATI IN QUESTO MODO, A CAUSA DELLO STRESS HO VOMITATO, PRESO LA DISSENTERIA ……..MIO MARITO A DISTANZA DI 15 GIORNI HA ANCORA PROBLEMI DI NAUSEA E VOMITO…
    SALUTI
    LIVIA

  12. Claudio Bovino scrive:
    Scritto il 12-12-2015 alle ore 13:53

    Cari amici di Postilla, utilizzo il blog per ricordare una persona che ha speso buona parte della sua vita nell’impegno appassionato a favore della tutela delle specie di fauna e flora selvatiche minacciate di estinzione. Si tratta di Massimiliano Rocco, che ho citato proprio in questo post, riportando un articolo di Cianciullo. Massimiliano, a partire dagli anni ’90, con vero e grande amore per la natura, ha rivestito incarichi di responsabile “specie”, responsabile “foreste” e responsabile dell’Ufficio Traffic del WWF, lavorando spesso a supporto del Corpo Forestale dello Stato. Mi unisco al coro di amici che esprimono sentite condoglianze alla famiglia.
    Qui la notizia che ne ha dato il WWF Italia:
    http://www.wwf.it/news/notizie/?20000

  13. Andrea scrive:
    Scritto il 11-1-2016 alle ore 17:23

    Vorrei precisare una cosa, vero che l importazione di alcune specie sia un reato grave, ma è anche vero che le stesse specie, nel loro paese vengono mangiate o altro. Poi non è l importazione di animali exo che determina la loro salvaguardia, ma il loro ambiente che viene distrutto. Un altro problema se vogliamo chiamarlo così, sono gli stessi” CONTROLLORI” che spesso per qualche soldo in più, facilitano lo stesso smercio ILLEGALE.

  14. Marcello scrive:
    Scritto il 15-8-2018 alle ore 17:21

    Sono in Indonesia in un villaggio dell’isola di Sumba ho acquistato due frammenti di teschio di tartaruga e di scimmia , L’indigeno mi dice essere stati del nonno da cui ha ereditato la capanna , il colore delle ossa e lo stato sembrerebbero essere di almeno 40-50 anni fa. Secondo le disposizioni vigenti mi è consentito portarli in Italia? Senza infrangere nessuna legge italiana o internazionale del CITES? Cosa posso fare per stare tranquillo di non incorrere in sanzioni?
    Sembra che ai doganieri indonesiani non importi di questo oggetti troppi vecchi per la conservazione delle speci e troppi recenti per i musei.

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